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YouTube verso il mainstream

La piattaforma audiovisiva di proprietà di Google è diventata grande. E non è più soltanto un mezzo di libera espressione per adolescenti nelle loro camerette. Ma produttore di contenuti di successo.

È piuttosto evidente che YouTube sia oggi parte del mainstream: non ci sentiamo profeti a dirlo. Vale la pena però osservare questo cambiamento, più che altro per le conseguenze che può avere tra il pubblico e i creators. Non è sempre stato così: lo storico slogan di YouTube era “Broadcast Yourself”, traducibile con “mettiti in onda”. Due parole che riassumono la missione originale del sito. Ora la piattaforma è una fucina di talenti e scoperte essenziali al mercato dell’intrattenimento, dalla comicità (The Pills, Valerio Lundini) alla musica, passando per prodotti più simili a talk show (The Late Show con Karim Musa). Sono finiti i tempi in cui Pewdiepie, per anni lo youtuber con più iscritti al mondo (ma recentemente sorpassato dal gruppo indiano T-Series), se la prendeva contro “i mainstream media”. La fusione è avvenuta, basta guardare i numeri.

Le cose sono cambiate, e quello che si sta consumando è lo scontro tra due galassie un tempo distanti e avversarie, oggi in rotta di collisione. È qui che passa il futuro di YouTube, nella riuscita coniugazione di alto e basso, di Hollywood e degli studi casalinghi. La trasformazione è in corso.

YouTube cresce, mentre Facebook accusa un lieve calo, comunque appianato dalla performance delle controllate Whatsapp e Instagram. Da notare che piani alti di questa classifica sono occupati da prodotti specializzati in video o nella comunicazione tra amici o entrambe le cose. 

Quello del video è un trend generale, favorito da decisioni aziendali (come il “pivot to video” di Facebook di qualche anno fa) e dalle nuove possibilità offerte dalla tecnologia (reti più veloci, piani tariffari più clementi in fatto di gigabyte a disposizione). Da parte sua, YouTube ha fatto il possibile per distanziarsi dall’anima indie, casalinga e senza regole del suo primo periodo. “Broadcast Yourself”, sì, ma anche contenuti più mainstream, accordi con star dell’ancien régime, come Will Smith (che nel 2018 ha lanciato il suo canale di Vlog, finendo nell’apertura nel “YouTube Rewind” di quest’anno, l’annuale video che riassume e celebra i principali player della piattaforma).

Il formato talk show e altri generi televisivi si dimostrano il collante migliore in Italia dove diversi prodotti (The Late Show, Breaking Italy, Venti) mirano a raggiungere pubblici diversi con uno stile che si rifà molto agli Stati Uniti e alla “vecchia” Mtv.

Le cose sono cambiate, e quello che si sta consumando è lo scontro tra due galassie un tempo distanti e avversarie, oggi in rotta di collisione. Parte di YouTube rivendica con orgoglio l’origine un po’ piratesca della piattaforma, sinonimo e garanzia di libertà e assenza di controlli; con il tempo, come i recenti scandali e le accuse di filonazismo rivolte a Pewdiepie dai principali quotidiani “tradizionali”, lo scontro si è fatto più amaro. C’è una reciproca diffidenza tra le varie parti, che però YouTube vorrebbe tenere insieme e far collaborare. È da questo scontro che passa il futuro di YouTube, nella riuscita coniugazione di alto e basso, di Hollywood e degli studi casalinghi. La trasformazione è in corso, lo si nota dal successo di formati tv nella piattaforma online, a riprova di un fenomeno in grado di appianare le differenze tra medium, canali e dispositivi. Il formato talk show e altri generi televisivi si dimostrano il collante migliore in Italia dove diversi prodotti (The Late Show, Breaking Italy, Venti) mirano a raggiungere pubblici diversi con uno stile che si rifà molto agli Stati Uniti e alla “vecchia” Mtv.



Pietro Minto

Nato a Mirano, in provincia di Venezia, nel 1987; vive a Milano. Collabora con Il Foglio, Il Post e altre testate. Dal 2014 cura la newsletter Link Molto Belli.

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