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Messico

Un hub globale della creatività

Lo stereotipo è quello di un Paese pigro, ma lo scenario tv è ricco e in movimento: come il Messico è diventato uno snodo fondamentale per l’America Latina e per il mondo.

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Questo articolo è apparso per la prima volta su LINK Numero 21 - Distretti produttivi emergenti del 05 giugno 2017

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Il Messico, oggi, è diventato il Paese leader per la creazione di contenuti audiovisivi in tutta l’America latina, una specie di global media hub, e ha raggiunto questa posizione sia adattando format stranieri, sia esportando prodotti originali di intrattenimento. Il volume complessivo dell’industria creativa messicana vale circa 27 miliardi di dollari, secondo il rapporto Global Entertainment & Media Outlook del 2014. Il mercato messicano è inoltre la porta di accesso per gli Stati Uniti, grazie al North American Free Trade Agreement (NAFTA), e insieme il più importante esportatore di creatività in Sud America, non solo per la telenovela, ma in generale per tutto il settore dell’intrattenimento, dalla tv al cinema, dai videogiochi alle app.

Nel 2017, il Messico celebrerà il sessantesimo anniversario delle sue telenovelas, genere riconosciuto globalmente e comparto fondamentale per l’export. Un altro settore importante è quello delle serie tv per ragazzi (infanto- juvenil), che vantano una lunga tradizione e alcuni tra i brand più conosciuti al mondo, come El Chavo del ocho, che raccoglie 30 milioni di spettatori in 90 Paesi.

Il supporto del governo, la crescita del digitale

L’industria dell’audiovisivo è supportata dal governo, attraverso l’agenzia governativa ProMexico che garantisce fondi importanti (nel 2014 il Messico è stato country of honor al Mipcom di Cannes). Al tempo stesso, il mercato si fonda su un duopolio tra due giganti, Televisa e Azteca, che insieme rappresentano il 70% degli introiti pubblicitari e garantiscono una share complessiva del 25/30%. E, secondo i dati forniti da WIPO, il Messico detiene la più alta percentuale di forza lavoro nell’industria del copyright.

Con questo background, la città di Guadalajara si è imposta come creative digital city (CCD), diventando un polo industriale per la produzione cinematografica, televisiva e videoludica al pari di città come Singapore. Anche se lo studio Media Outlook Mexico 2015-2019 di PriceWaterHouse Cooper ha confermato il trend generale per cui “il sistema della televisione free è in crisi per l’arrivo delle nuove tecnologie come il digitale terrestre e la web-tv, il 70% del traffico online è costituito da contenuti audiovisivi”. Questa tendenza vale in tutto il mondo, ma in Messico ha più valore visto che una fetta importante della popolazione è molto giovane, con età compresa tra i 15 e 34 anni, e rappresenta un terzo del pubblico totale: a questo folto gruppo di millennials si aggiungono poi circa 15 milioni di visitatori abituali dei social network. Anche per questo, nel 2014, il Messico ha registrato la più alta crescita nell’accesso ai servizi OTT di tutta l’America latina.

Per queste ragioni, i broadcaster si sono dovuti attivare per sviluppare strategie digitali sempre più dinamiche e tenere così il passo con l’esercito dei nativi digitali. Per i produttori di programmi televisivi, engagement & interactive content sono ormai fondamentali nell’ideazione di un contenuto. Tra le tendenze nella fiction, prevale quella di adattare e riproporre versioni locali di vecchi titoli di successo, come nel remake di telenovelas come Corazon indomable, diventata la seconda serie più vista, per poi rilanciarle nel mercato globale. Le telenovelas più note sono esportate soprattutto nel resto dell’America latina, in Est Europa, in Asia e in Africa, mentre le coproduzioni di grandi gruppi (come Sony Pictures, per la serie Senorita Polvora) hanno rinvigorito il genere con moduli narrativi diversi. Questo genere rappresenta una fetta importante dell’esportazione di contenuti all’estero, ma non offre più i grandi numeri del passato: basti pensare che nel 2012 rappresentava l’87% di esportazioni internazionali, ed è sceso al 67% nel 2013. La necessità di adattarsi alle tecnologie digitali spinge i produttori a sperimentare nuovi moduli. Televisa ha già tentato una riduzione del numero di episodi a 13, aumentando anche le forme di interazione online.

L’industria dell’audiovisivo è supportata dal governo, attraverso l’agenzia governativa ProMexico che garantisce fondi. Mentre Guadalajara si è imposta come creative digital city (CCD), diventando un polo industriale per la produzione cinematografica, televisiva e videoludica al pari di città come Singapore.

Un ricco panorama televisivo

I due gruppi che si contendono il mercato, quindi, sono Televisa e TV Azteca. Televisa è il primo, seguito da Azteca. Il panorama televisivo complessivo è molto ricco, con un migliaio di emittenti registrate, di cui i due terzi sono free, controllate soprattutto da Televisa e Azteca, a cui si aggiunge Cadenatres (del Grupo Imagen Multimedia).  Televisa possiede le reti Canale 2, Canal de las Estrellas e Canal 5, oltre ai canali regionali e a Gala TV, mentre TV Azteca opera principalmente con Azteca Siete e Azteca Trece. Le reti di servizio pubblico sono altrettanto forti: Canal 11, Canal 22 e TV Unam. Inoltre, nel 2014, sono esplosi gli abbonamenti alla pay tv, con una crescita del 12%.

Televisa, sotto la guida di Emilio Fernando Azcárraga Jean, ha raddoppiato e consolidato il suo business non solo in Messico, ma anche in tutto il mondo, grazie a importanti alleanze strategiche. Produce circa 90.000 ore di contenuti originali, esportati in 130 Paesi. Con i suoi grandi network e con Televisa Networks, che gestisce 24 pay tv in Messico e all’estero raggiunge complessivamente 37 milioni di spettatori in tre continenti. Alcuni accordi internazionali hanno permesso a Televisa di vendere i suoi contenuti in tutto il mondo. Grazie al programming license agreement con Univision, per l’esportazione di programmi e format, Televisa trasmette i suoi contenuti nei canali ispanici Univision e UniMàs. Nel 2015 Televisa ha inoltre lanciato Blim, una piattaforma digitale per la distribuzione dei suoi contenuti. In Europa ha creato sinergie per lo sviluppo di produzioni locali sui format del proprio catalogo, grazie alla creazione della succursale Televisa Europe a Madrid. Ma la strategia di creare alleanze locali è andata oltre e ha generato nel 2016 un accordo in Portogallo con Globomedia, per la produzione locale di format del catalogo Televisa, e in Italia, con la neonata società di produzione LadyBug. In Messico Televisa è anche un key player nell’industria delle telecomunicazioni, grazie agli accordi con DirecTV e AT&T e con Cablevision. Televisa è il fornitore principale di contenuti sia per i canali che controlla direttamente sia per conto terzi, coprendo tutti i generi televisivi.

Per quanto riguarda generi e programmi, Televisa ha diversificato l’offerta, estendendola dalle telenovelas al settore dei format di intrattenimento pensati localmente ma intesi per il mercato internazionale. Da tre anni, è entrata nel mercato degli unscripted format, diventando un punto di riferimento per i produttori stranieri alla ricerca di nuovi contenuti. L’accordo con la casa di produzione La Competencia per lo sviluppo di format originali ha rappresentato un passo importante in questa direzione. Televisa vuole creare e sviluppare pilot, testando le serie in Messico e stabilendo sinergie con altri produttori all’estero. Tra i primi titoli lanciati, ci sono Puedes con 100?, il game Apalabrados (Angry worlds) sviluppato prima come app mobile e poi approdato in tv, e la serie Los Gonzales, venduta come format e ready-made. Ma questi primi programmi sono stati velocemente superati dal grande successo dei talent Stand Up for Your Country e Pequenos Gigantes. Il primo è un gioco multimediale e interattivo, con coppie di familiari che caricano su YouTube filmati musicali. E il secondo è un fenomeno esploso in poco tempo: trasmesso su Univision, è stato uno dei programmi più visto negli Stati Uniti, sorpassando i network in lingua inglese con oltre 3 milioni di spettatori. Il format ha conquistato in poco tempo il Latam per poi sbarcare in Europa. Forte di questo risultato, Televisa ha lanciato altri due talent, Va por ti e My Next Me (La Apuesta in Messico), competizioni canore di prima serata fortemente originali. Anche se i primi format non hanno riscontrato un immediato successo, poi l’investimento ha pagato.

Il gruppo Azteca invece è nelle mani del Grupo Salinas, che opera non solo in Messico e Stati Uniti, ma anche nei Caraibi, a Panama e in Brasile. Azteca è stato fondati nel 1993 dall’imprenditore Ricardo B. Salinas Pliego, che ha acquistato dal governo le licenze di Azetca Siete e Azteca Trece. Nel 2001 è stato lanciato anche Azetca America, per il pubblico latino-americano che vive negli Usa, e nel 2014 è nata AZTVdePaga, con canali a pagamento come AZMundo (ex Azteca International), AZ Corazon (ex Azteca Novelas), AZ Click (per un target giovane), AZ Cinema (film) e AZ Noticias (news).

Fino al marzo 2016, i contenuti di Azteca erano distribuiti da Comarex, il cui presidente Marcel Vinay sr. può a ragione considerarsi il pioniere nella distribuzione di contenuti latino-americani nel mondo: già nel 1966 lanciava ovunque il programma per bambini Plaza Sesamo. Comarex conta su una divisione vendite molto forte, guidata da Marcel Vinay jr., e distribuisce contenuti non solo latino-americani ma anche europei: i programmi di Canal 13 (Cile) e Canal 11 (Messico), di Studio 100 (Belgio) e di Dicon Media (Germania). Inoltre, Comarex è il rappresentante in America Latina di Mediaset Distribution, per cui distribuisce tutto il catalogo di serie, factual, unscripted e documentari anche in Asia e Africa. Molto attiva è poi la presenza di Comarex in Asia. Grazie all’accordo chiuso con il gruppo satellitare Astro, ha siglato una partnership per lo sviluppo e la produzione di contenuti locali su format messicani. Comarex aveva già stretto accordi chiave con la Hub Media (Singapore) e con MediaCorp (Malesia) per distribuire serie messicane nelle Filippine, in Indonesia, in Vietnam e in Malesia.

Ora, invece, Azteca ha riorganizzato la sua divisione vendite facendo a meno di Comarex, e distribuisce in modo autonomo i suoi contenuti. Tra i titoli nuovi figurano i reality Están Entre Nosotros, con storie di persone comuni, e Un Día Cualquiera, settanta episodi basati su fatti reali, di cui uno falso, che il pubblico deve individuare correttamente. In passato, Azteca ha venduto grazie a Comarex due titoli di intrattenimento come Soy tu doble e il talent show La Academia, anche in versione per bambini, riscuotendo molto successo in Malesia, in Thailandia, in Indonesia e a Singapore. Tra le serie più vendute invece si può segnalare Lo Que Callamos Las Mujeres, venduta in 150 Paesi.

Televisa ha diversificato l’offerta, estendendola dalle telenovelas ai format di intrattenimento pensati localmente ma intesi per il mercato internazionale. Da tre anni, è entrata nel mercato degli unscripted format, diventando un punto di riferimento per i produttori stranieri alla ricerca di nuovi contenuti.

Un crocevia di contenuti senza frontiere

Il Messico può inoltre essere considerato come un crocevia importante per prodotti di intrattenimento e di fiction. Sulla televisione messicana sono importati grandi brand internazionali. Si pensi per esempio al teen drama Gossip Girl Acapulco, adattata localmente e finanziata in parte dal governo. Non è la prima volta che il governo interviene nella produzione di serie ritenute importanti per offrire l’immagine di un Paese glamour, contrapposta alle storie di droga, violenza e narcotraffici. Poi si punta molto su format di importazione come il francese Vendredi C’est Permis, con Acapulco Shore, adattamento del reality di Mtv Jersey Shore, e con i grandi titoli come Got talent o Masterchef.

Con i suoi studios e con la sua capacità produttiva, il Paese crea contenuti e offre un know-how da esportazione tra l’America Latina e il resto del mondo. Spesso programmi nati in Messico diventano hit anche fuori, non solo le telenovelas come Amor Bravio o Mi pecado, ma anche le serie adolescenziali come Rebelde (Televisa) e più recentemente i format unscripted di prima serata. Inoltre, nonostante il crescente boom della novela turca, sia doppiata che riadattata nei Paesi dell’America Latina, le serie messicane resistono ancora bene, e il mercato si è aperto anche a luoghi insospettabili come Israele, Cina e Arabia Saudita. Nel caso di Televisa c’è da sottolineare come il colosso sia riuscito ad imporre sul mercato internazionale i remake messicani di altre serie, come La Patrona o La Mujer del Vendaval, entrambe adattamenti di format venezuelani. E anche gli Stati Uniti cercano in Messico nuovi contenuti da adattare: A&E Networks ha acquistato il drama Nino Santo, adattato dalla Amblin TV di Spielberg, una serie che racconta di un gruppo di giovani medici inviati in un remoto villaggio con l’obiettivo di vaccinare gli abitanti molto restii, soggiogati dalla paura per strane credenze e avvenimenti misteriosi.

Ancora, Televisa ha prodotto il drama Mujeres de negro, remake della finlandese Dark Widows. Insomma, sia nell’adattamento di format acquistati all’estero sia nell’esportazione dei propri, il Messico è riuscito a diventare un importante hub creativo nel mondo latino americano, stabilendo alleanze e strategie. Titoli internazionali importati in Messico come Criminal Minds, NCIS LA e The Walking Dead sono tra le serie più viste, mentre l’adattamento messicano di Breaking Bad, con il titolo Metastasis, è diventato un grande successo. Le coproduzioni con Telemundo, Univision e Sony per serie crime legate ai temi come droga e narcotraffico hanno riscosso successo all’estero: basti citare Tiro de gracia, serie distribuita da Caracol (Colombia), El señor de los cielos, coproduzione che coinvolge Messico (Argos Comunication) e Stati Uniti (Telemundo), o ancora La Senora Acero, coproduzione messicana con Telemundo. Tra la tradizione di una telenovela comunque costantemente ripensata, i format internazionali e la creatività locale pronta a diffondersi anche altrove, le sfide per il Messico non mancano di certo.


Chiara Duranti

Giornalista professionista e fondatrice di Formatbiz, agenzia dedicata allo studio dei mercati televisivi internazionali, ha lavorato a Telecinco e a Mediaset. Per 4 anni ha prestato servizio come anchor/writer/ producer presso la redazione di Bloomberg TV. Attualmente è responsabile della comunicazione stampa estera per Mediaset Distribution e collabora con diverse società di produzione italiane.

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