Quando nasce il successo del drama turco? Quali sono i titoli di maggiore successo e i generi che si esportano meglio? Dove portano le ultime tendenze del settore?
Questo articolo è apparso per la prima volta su LINK Numero 21 - Distretti produttivi emergenti del 05 giugno 2017
Il boom dei drama turchi è ormai consolidato nel panorama internazionale dei mercati televisivi, con una predominanza non solo in Europa, Africa e Medio Oriente, ma anche in America Latina, dove le novelas made in Turchia hanno ormai superato colossi storici come Televisa, Telemundo e Caracol. Ma quali sono i titoli più significativi che hanno segnato questo grande successo in tutto il mondo?
Possiamo cominciare con un titolo: 1001 Nights (Binbir Gece), serie trasmessa in Turchia tra il 2006 e il 2009, prodotta da TMC Film per 3 stagioni (90 episodi). La storia è un grande melodramma: lei si chiama Sehrazt ed è un architetto di talento, che lavora in una società gestita dall’affascinante Onur e dal suo socio Kerem. Vedova e con un bambino di 5 anni malato di leucemia, ha urgente bisogno di denaro per una costosa operazione negli Stati Uniti. Il ricco suocero le nega l’aiuto necessario, la banca non la considera e così la povera Sehrazat è costretta a rivolgersi al suo datore di lavoro, che le offre 150.000$ in cambio di una notte insieme. Questo è l’inizio della novela turca che ha registrato il primo successo su scala mondiale del genere, venduta in 56 paesi.
All’improvviso il mercato internazionale ha pertanto la novela turca, con le sue intense storie d’amore ambientate in uno scenario esotico indubbiamente affascinante, a partire da Istanbul. Le differenze socio-culturali con i paesi in cui è esportata sono tante, ma sono moltissime anche le affinità elettive che accomunano la novela turca ai paesi apparentemente più distanti. Tutti si appassionano alle controverse storie d’amore, ai drammi familiari, ai personaggi maschili forti e dominanti, ai ritratti di donne molto femminili, in un mondo caratterizzato da un profondo senso della famiglia, della tradizione e dei legami sentimentali, con ambientazioni e lifestyle di lusso. Lo conferma Izzet Pinto, CEO di Global Agency: “1001 Nights è stata la prima serie che ho esportato. Un titolo pioniere che ha aperto le porte al mercato straniero, non solo ai nostri vicini ma anche agli americani. Proprio a partire da quel titolo ho cominciato a vendere altri drama inizialmente trasmessi solo in Turchia”.
Amori impossibili
Nello stesso periodo un’altra serie si imponeva al pubblico dei buyer internazionali: Forbidden Love (Aşk-ı Memnu), trasmesso nel 2008 da Kanal D in Turchia (79 episodi, 2 stagioni) e realizzato da Ay Yapim, un produttore che allora era un emerito sconosciuto, e oggi è una garanzia di successo mondiale. La storia è l’adattamento di un celebre romanzo turco scritto nel 1899 da Halil Ziya Uşaklıgil, che racconta le vicende di una bellissima ragazza, Bihter, testimone della morte dell’amato padre per un attacco cardiaco causato da una furiosa lite con la madre. Bihter giura vendetta e decide di sposare un ricchissimo vecchio milionario, a cui aspirava invece la madre, ma il piano rischia di fallire quando incontra il giovane nipote del marito, l’affascinante Behlul, verso cui nasce una travolgente passione e naturalmente un tragico epilogo, come si conviene a tutti i grandi romanzi d’amore dell’Ottocento. La serie, oltre a ricevere numerosi premi, ha registrato un record di ascolti in patria, con il 74% di share per l’ultima puntata. Venduta in oltre 40 paesi e adattata anche in Sudamerica, senza raggiungere il successo della versione originale, è diventata una hit nel melodramma. Per Izzet Pinto, distributore della serie, “il melodramma con le sue storie forti rappresenta uno dei generi più venduti all’estero: se la storia è forte, il successo è garantito, mentre al contrario la commedia all’estero non funziona”. Della stessa opinione è anche Pelin Diştaş Yaşaroğlu, produttore di Ay Yapim: “una storia con un topic che non si esaurisce alla terza puntata, ma si sviluppa in un crescendo di emozioni, è la chiave del successo nel mondo”.
Tra i titoli più significativi che tra gli anni 2006 e 2010 si sono imposti sui mercati internazionali non si può non citare anche The Fall of Leaves (Yaprak Dökümü), prodotta da Ay Yapim e trasmessa da Kanal D (175 episodi, 5 stagioni): la serie racconta la storia di una famiglia molto tradizionale e conservatrice che si scontra con la modernità di Istanbul, una volta trasferitasi in città per il liceo delle figlie. Anche Fatmagul (Fatmagül’ün Suçu Ne?) rientra nel novero di serie più legate al mondo rurale e tradizionale, che riscuotono successo soprattutto in America Latina. In questo caso, il dramma dello stupro sconvolge la tranquilla vita di una ragazza in un villaggio di pescatori e si ripercuote su tutta la famiglia. Tradotta in spagnolo, questa serie apparentemente molto legata al mondo turco è diventata una hit per Telefe, per Band in Brasile, per Caracol in Colombia e per Telemundo. In The Little Bride (Küçük Gelin), la storia di un’orfana adottata da una famiglia povera e rurale con padre violento è “un dramma universale – come conferma Hasan Bozaslan, capo di Iteppictures – che ha conquistato i telespettatori di 35 paesi”.
“Anche se le storie sono ambientate in Turchia – conferma Can Okan, CEO di ITV Intermedya, che proprio quest’anno è stata ufficialmente riconosciuta come la prima società distributrice di serie turche all’estero – l’universalità delle storie e la condivisione degli stessi valori, come la famiglia e la tradizione, sono alla base del successo delle serie turche all’estero, ultimamente anche in Sudamerica”. Della stessa opinione è anche Kerim Emrah Turna, a capo delle vendite di Kanal D, secondo cui “oggi il mercato è maturo per realizzare storie in coproduzione, con budget molto più alti rispetto al passato”.
In Gümüş (100 episodi), melodramma trasmesso tra il 2005 e il 2007, diventato ben presto un fenomeno mondiale dall’Europa al Medio Oriente, il protagonista Mehmet, disilluso dalla vita dopo la tragica morte della fidanzata da cui aspettava un figlio, è costretto dal nonno, patriarca di una ricca famiglia, a sposare una giovane che invece lentamente lo farà ricredere. Tradotta in arabo, è diventata un cult dopo la messa in onda su MBC, e l’ultimo episodio è stato visto da 80 milioni di arabi, probabilmente per la semplicità e l’università delle tematiche: il matrimonio organizzato dalle famiglie, l’amore che cresce, la storia di una ragazza qualunque che però crede nell’amore.
Questo successo internazionale ha ragioni profonde, secondo Can Okan: “da un lato, la competizione che viviamo in Turchia crea molta attenzione per i nostri prodotti, che sono di alta qualità e hanno grandi budget di produzione se confrontati con la telenovela sudamericana, oltre alla scelta di storie forti e di impatto internazionale. Come nella storia intensa e drammatica di Endless Love, in cui due mondi contrapposti, lei bella e ricca, lui costretto a lavorare in miniera, sembrano non incontrarsi mai se non in un amore struggente e senza fine”. “Allo stesso tempo – conferma Pelin Diştaş Yaşaroğlu di Ay Yapim – abbiamo anche il coraggio di rischiare, non abbiamo paura di fallire e di riprenderci anche in un sistema caotico come quello turco. Siamo stabili e forti nella creazione di storie sempre innovative, in cui crediamo profondamente”.
Le differenze socio-culturali sono tante, ma sono moltissime anche le affinità elettive che accomunano la novela turca ai paesi più distanti. Tutti si appassionano alle controverse storie d’amore, ai drammi familiari, ai personaggi maschili forti e dominanti, ai ritratti di donne molto femminili, in un mondo caratterizzato da un profondo senso della famiglia, della tradizione e dei legami sentimentali.
La rinascita dell’Impero
Magnificent Century è considerato la bandiera del drama ambientato nel periodo ottomano. Qualcuno l’ha definito “The Turkish Tudors”, per l’impatto mondiale che la serie ha ricevuto. Prodotta nel 2006 da Tims Productions (139 episodi), pensata per il mercato locale turco e trasmessa da Star TV per 4 stagioni, è stata venduta in 70 paesi, contribuendo alla crescita del fenomeno. Ambientato ai tempi del Sultano Solimano detto il Magnifico, vissuto nel 1500, questo drama è incentrato sulla vita del giovane sovrano che si innamora di una concubina, rapita durante una spedizione in Crimea e condotta nell’harem. Il suo successo non ha precedenti, tanto che Global Agency, che ne detiene i diritti internazionali, ha rilanciato con un sequel, Kosem Sultan: una produzione ben più patinata e raffinata, trasmessa da Star TV (28 episodi), ambienta un secolo dopo, nel 1600, quando una giovane ragazza è rapita e portata dal giovane Sultano, di cui poi diverrà la moglie legittima.
La rinascita del drama ambientato nel periodo ottomano può avere ragioni anche politiche e sociali, legate al governo turco di Erdogan, molto conservatore e tradizionalista, ma è innegabile anche il fermento internazionale che da queste serie si è generato. Si pensi per esempio al successo del period drama Resurrection, ambientato nel XIII secolo: racconta la vita di un gruppo di guerrieri nomadi, guidati da un leader che diventerà poi il fondatore dell’impero ottomano, con il nome di Osman I. La serie, trasmessa dalla rete pubblica TRT1, ha raddoppiato la media di share ed è stata paragonata, per la qualità e intensità del racconto, persino a Games of Thrones. “Anche Filinta, già definito lo Sherlock Holmes ottomano, è un period drama di altissimo valore, ambientato nel 1850 e girato come un action movie di Hollywood, con un grande budget di produzione”, conferma Beyza Nur Torun, sales manager di Mist, che detiene i diritti internazionali della serie di TRT. E la lista si completa con Kurt Seyit & Sura, drama ambientato nella guerra di Crimea (46 episodi, prodotti da Ay Yapim) trasmesso da Star TV, che vanta un cast di grande livello, con costumi e scenografie di altissima qualità. Guerra e passioni si intrecciano nel contrastato amore tra una nobile russa e un luogotenente turco.
Le storie contemporanee e l’azione di Hollywood
Dopo la lunga serialità in costume, il passaggio successivo del drama turco di successo vanta una vastità di generi in continua evoluzione: storie tradizionali, grandi melò, period drama o contemporary story. In tutti i casi, si tratta sempre di storie senza frontiere, dove budget alti (anche se certo non paragonabili agli standard americani) e qualità di scrittura e produzione sono gli elementi chiave per il successo.
Recentemente la serie 20 Minutes (20 Dakika) ha partecipato agli Emmy Awards, mentre ai Seul Drama Awards l’attore protagonista Engin Akyurek ha vinto come miglior attore per la serie Black Money Love (Kara para ask), in competizione con Adrien Brody. Le nuove serie presentate agli ultimi mercati di Cannes sono appetibili per il pubblico maschile amante di generi come l’action, il thriller e la suspense. Storie come 20 Minutes (25 episodi, prodotto da Ay Yapim) sono piene di colpi di scena, sparatorie, violenza e intensi conflitti esistenziali. In questo caso, la vita di una tranquilla famiglia è sconvolta dall’arresto in piena notte della moglie di un insegnante universitario, che presto si trasforma in un detective spietato pronto a salvare l’amore della sua vita e i figli piccoli. In Black Money Love, invece, un poliziotto e una ricca ereditiera si trovano coinvolti in un misterioso incidente stradale, in cui perdono la vita rispettivamente la fidanzata e il padre. Da qui si intrecciano traffici illegali e relazioni nascoste.
Anche nella serie The End (Son), distribuita da Eccho Rights, l’action e il crime si mescolano in un thriller psicologico intenso, che vede una moglie felice e innamorata perdere il marito in un incidente aereo, per poi scoprire che si tratta di un castello di bugie. “La serie è stata venduta in 80 Paesi – conferma Fredrik af Malmborg, MD della società svedese – perché la storia che coinvolge il dramma di una grande famiglia, mescolato con il crime, ha un appeal internazionale che piace anche al mondo occidentale. Il format è infatti stato venduto anche negli Stati Uniti, dove Fox ne ha ordinato un pilot, mentre in Olanda, Spagna, Germania e Russia sono in produzione versioni localizzate della serie”. Da questo punto di vista Eccho Rights è stato precursore, perché per primo è riuscito a vendere in Europa serie turche come Ezel, specie di moderna reinterpretazione del Conte di Montecristo, o Kacak, in cui un poliziotto deve cambiare identità dopo aver ucciso il figlio di un boss mafioso.
Negli ultimi anni, il drama turco si è contaminato ancora, ed è diventato sempre più contemporaneo, nelle tematiche e nella capacità di cogliere i trend del momento. For My Son (Poyraz Karayel) è una serie crime in cui un poliziotto è accusato ingiustamente dalla mafia locale e imprigionato, perdendo la custodia del suo unico figlio. Uscito di prigione, senza poter rientrare come poliziotto, si troverà coinvolto nel giro del boss mafioso più potente di Istanbul e farà di tutto per riconquistare il suo onore e riabbracciare il figlio. Altre serie controverse poi affrontano temi tabù per il mondo islamico e turco, come quello delle madri surrogate (in Turchia è proibito) raccontato in The Day My Destiny Is Written di Global Agency: una famiglia molto benestante accetta qualsiasi compromesso pur di avere un erede, a scapito delle tragiche conseguenze.
Che dire allora? Le serie turche sono diventate un fenomeno internazionale, tanto che molti distributori internazionali hanno deciso di aprire un loro ufficio in Turchia e di co-produrre con i miglior autori e produttori di Istanbul. Da questa felice alleanza, è nata per esempio la serie Broken Pieces, family drama di Endemol Shine per Star TV, distribuito con successo da Global Agency: una storia contemporanea che racconta di due mondi separati dalla classe sociale e di uno scambio in culla che riporterà le rispettive figlie al legittimo padre, in una controversa storia d’amore. Una serie che in realtà è l’adattamento turco di una celebre serie coreana, Autumn in My Heart, e a sua volta venduta nel mondo. Ma qui si apre un nuovo capitolo…
Chiara Duranti
Giornalista professionista e fondatrice di Formatbiz, agenzia dedicata allo studio dei mercati televisivi internazionali, ha lavorato a Telecinco e a Mediaset. Per 4 anni ha prestato servizio come anchor/writer/ producer presso la redazione di Bloomberg TV. Attualmente è responsabile della comunicazione stampa estera per Mediaset Distribution e collabora con diverse società di produzione italiane.
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