Storia parallela di due adolescenti che dalla loro cameretta sono diventate star digitali. Il successo, la crisi e la possibile, difficile rinascita. Perché a un certo punto tocca crescere.
Ce la ricordiamo tutti quella compagna del liceo venerata e odiata dall’intera popolazione scolastica. I motivi che spingono quella persona a diventare una sorta di icona temporanea sono sempre gli stessi, intramontabili: lo charme, l’appeal, o comunque lo si voglia chiamare, il desiderio profondo di somigliarle. Questo fenomeno tipicamente adolescenziale di elezione di simboli emulativi, densi di odi et amo, ha trovato su YouTube la sua perfetta manifestazione audiovisiva, con la nascita di una categoria di teen-star che non provengono da qualche serie ambientata nell’assolata California. Lo sfondo di una cameretta, i poster in bella vista a ricordarci l’importanza della presenza iconografica mutevole ma mai assente, qualche lucina appese al muro, una fotocamera: sono gli youtuber, esperti in soliloqui e dispensatori di consigli su qualsiasi sfera di interesse adolescenziale, vlogger professionisti che trasformano la propria vita in uno spettacolo quotidiano. Per lo stesso motivo per cui avremmo tutti passato le ore ad ascoltare quella ragazza popolare mentre parla della sue nuove scarpe, i teenager del XXI secolo trepidano per avere un nuovo pezzetto dei loro youtuber preferiti.
Non perché cantino bene – anche se spesso cantano, sì, ma come possiamo farlo noi con la musica a palla e le cuffie in testa –, né perché interpretino un personaggio à la Marissa Cooper, ma semplicemente perché sono là, nella loro stanza, con i loro oggetti ben disposti a creare una scenografia accogliente e spontanea, a dispiegare senza filtri e senza pudore tutto ciò di cui è fatta la realtà di ogni loro giorno. Nel mondo di YouTube Italia, così come ovunque sul pianeta Terra ci sia una connessione Adsl, da meno di dieci anni si sono moltiplicate decine e decine di youtuber, ma due in particolare si sono distinte per numero di follower e popolarità: Sofia Viscardi e Greta Menchi. Due personalità diametralmente opposte, due città invischiate in una storica dicotomia competitiva, Milano e Roma, due stanzette diverse ma stessa capacità di diventare un punto di riferimento per milioni – letteralmente – di adolescenti. E un quesito condiviso: cosa succede quando la cameretta non c’è più, il liceo è finito e i peluche sono stati accatastati nel garage insieme ai poster di Harry Styles?
Sofia Viscardi, il volto del relatable
È il 2014, a Milano una ragazza di sedici anni mette su un set che prevede come sfondo un letto a castello, una parete piena di immagini, una scrivania. Sofia Viscardi nei primissimi video è una sorta di putto rinascimentale con le “e” molto strette e le felpe Abercrombie&Fitch, un fiume di parole e di riferimenti alle sue passioni, i suoi piccoli problemi da liceale. Inizialmente apre un canale con una sua amica, Lea, anche lei youtuber ma con meno seguito. Sono due amiche che invece di limitare la loro presenza al cortile della scuola durante la ricreazione, hanno pensato bene di mettersi davanti una Reflex e vedere come va. E va benissimo, perché in breve tempo Sofia diventa una celebrità di internet, le sue coetanee la ergono a simbolo di bellezza acqua e sapone, anche un po’ “maschiaccio”, solare come un pannello fotovoltaico a mezzogiorno, semplice, imbranata quanto basta, la joie de vivre fatta YouTube; non se la tira, non è antipatica mai, non sbaglia un colpo. Nei suoi video si parla di vestiti, di Harry Styles, di fidanzati, della sua carinissima allergia ai lamponi: c’è un filtro celestiale attorno a questa ragazza, illuminata da una cascata di riccioli biondi e dalla infallibile efficacia di una dialettica dell’immedesimazione.
Tutti i piccoli problemi, i dubbi, le gioie, i “disagi”, si condensano in questo senso di profonda vicinanza, che gli anglosassoni sintetizzano in un concetto preciso: Sofia è relatable. E parla tanto, “esprime se stessa”, altro concetto fondamentale di questo mondo, ovvero l’idea che qualsiasi prolungamento del proprio ego fatto lettera, poesia, canzone o video sia il distillato puro di quel diritto all’espressione e manifestazione della propria essenza, messa al mondo in un picco di autoreferenzialità irresistibile. Se la teenager scrive un diario per dare senso ai suoi pensieri e ai suoi dubbi, Sofia tira fuori una lettera a se stessa, “Cara Sofia”, in cui mentre si tuffa al tramonto con una GoPro in mano fa scorrere le immagini crepuscolari di questo momento evocativo ed epifanico della sua esistenza, in cui si raccomanda di essere felice, mangiare sano, sorridere. La ragazza più popolare della scuola diventa la nostra compagna di segreti e di confronti. Lei non li vede, ma i suoi fan possono guardarla e sentirla come se in quella cameretta ci fossero pure loro. Come se a mangiare il sushi con Sofia, cosa che lei ama, potessimo andarci proprio tutti.
Greta Menchi, la bad girl con l’animo gentile
Nella periferia di Roma invece, nel 2013, c’è Greta Menchi che inizia a postare suoi video su Facebook in cui racconta anche lei tutti quei piccoli disagi quotidiani, quella narrazione delle piccole cose come un iPhone che cade a terra e miracolosamente non si rompe. Il risultato è diverso. C’è l’immedesimazione, c’è quel senso di relatable, ma la sostanza su cui si basa il personaggio che fa da protagonista al canale MBG, My Blog Greta, è un’altra. Anche lei, come Sofia, raggiunge in pochi anni numeri stratosferici se commisurati con l’età e i mezzi di chi li ha prodotti: al suono quotidiano di “swooosh”, il verso che la youtuber conia per salutare i suoi follower mentre sventola i capelli alla telecamera, Greta mette su un universo fatto di decolorazioni andate male, tinture, tagli di capelli catartici e simbolici, insonnia, challenge e disordine. Nei suoi video dà spazio a una caratteristica molto precisa, una autoreferenzialità diversa dalla perfezione angelicata di Sofia, ovvero quel senso di “pazzia” e sregolatezza da ragazza un po’ matta, libera. Greta è impulsiva, piena di vitalità, un uragano di emozioni da sbrodolare davanti a una telecamera in un contesto di follia creativa.
“Ho i capezzoli a forma di cuore” è uno dei suoi video più famosi – ora rimosso –, in cui mossa da un sincero spirito di contrapposizione rispetto a tutti quelli che l’hanno sempre additata di essere un po’ “troia”, di essersi creata uno spazio su YouTube solo grazie alle sue tette, rinfaccia agli hater di essere dei superficiali, retrogradi e sessisti che non sanno apprezzare il successo di una giovane donna senza associarlo a una qualche forma di esibizionismo volgare. Perché Greta Menchi, in effetti, di critiche ne richiama tante addosso, e proprio per questa sua esuberanza confidenziale, con questo accento romano che sembra pescato dai casting di qualche film di Moccia. Che stia andando in giro per Roma in bici, che si stia tingendo i capelli di rosa in bagno, che stia facendo la matta in una stanza d’albergo di notte da sola o che si stia aprendo con noi rispetto ai lati più emotivi e sensibili della sua vita, la sua chiave comunicativa punta all’esagerazione, all’indigestione di urla e risate che se da un lato possono repellere, dall’altro sono la cosa più attraente di questo mondo. Specialmente se hai 16 anni e ti senti uno schifo e pensi che sì, Greta è proprio quell’amica matta e speciale.
Sofia è un romanzo inglese, Greta un romanzo russo
Se dunque le due youtuber mettono negli anni in scena un ritratto intimo e confidenziale della loro adolescenza in modo piuttosto diverso, ci sono punti di contatto tra le loro storie. Sofia Viscardi proviene da una famiglia molto solida, felice – o almeno così appare –, figlia di genitori che lavorano nella comunicazione, immersa in una casa accogliente, alta borghesia culturalmente vivace: questo contesto sociale in cui si muove si riflette inevitabilmente in uno stile espressivo privilegiato, pregno di quegli stimoli che hanno formato la sua personalità. Greta Menchi, dall’altro lato, non fa mistero della precarietà e degli ostacoli che si sono frapposti tra lei e la sua carriera in decollo, specialmente dopo la morte del padre e tutte le conseguenze disastrose che un evento del genere può avere. Non solo: Greta cambia molto nel tempo, cosa che spinge ancora di più il pubblico dei detrattori a farne bersaglio di critica. Chirurgia plastica, frequentazioni di un certo tipo – diventa parte della scuderia di Fedez, con tutto ciò che ne poteva conseguire negli anni in cui non era ancora il signor Ferragnez – fino a un tracollo emotivo e fisico molto forte avvenuto dopo la rottura con il fidanzato e un video, ora rimosso dal canale, in cui per venti minuti sfoga tutta la sua rabbia nei confronti non solo di una vicenda sentimentale ma soprattutto ricostruendo il suo percorso professionale. Racconta infatti di come dopo la morte del padre si sia tirata su le maniche per tenere in piedi lei e sua madre, di come le aziende l’abbiano sedotta e introdotta in un mondo lavorativo di cui lei non era ancora nemmeno consapevole, parla di contratti firmati, di come si è sentita usata, trasformata, sputata via. Traccia involontariamente un quadro inquietante e prevedibile di come una cameretta con i poster possa trasformarsi in un inferno, di come un gioco tra vanità ed esibizionismo si possa tramutare in una cosa seria, decisiva, piena di aspettative ma anche di pericoli.
Le due youtuber condividono in modo quasi simbiotico il gigantesco macigno di responsabilità che si sono trovate addosso nel momento in cui i giochi si sono fatti seri. Un carico troppo pesante, che si traduce con il gesto più comune, la sparizione: una sindrome da burnout che invade con prepotenza la stanza di una teenager, fino a farla desiderare di non avere mai acceso quella telecamera.
Ciò che le due youtuber condividono in modo quasi simbiotico, infatti, è proprio questo gigantesco macigno di responsabilità che si sono trovate addosso nel momento in cui i giochi si sono fatti seri. Un carico troppo pesante, che si traduce con il gesto più comune di questa realtà, ovvero la sparizione: una sindrome da burnout che invade con prepotenza la stanza di una teenager, fino a farla desiderare di non avere mai acceso quella telecamera. Entrambe spariscono per periodi abbastanza lunghi, entrambe ritornano con una sequela di scuse, giustificazioni, spiegazioni su ciò che hanno fatto in quel periodo di assenza. Un gigantesco senso di colpa rispetto ai propri follower che bramosi di contenuti non possono sopportare di certo qualcosa come una pausa, né dare per scontato che in realtà quella vita che vogliono vedere ha anche una sua esistenza privata, a telecamera spenta. Il momento in cui uno youtuber si assenta è il segnale più evidente di qualcosa che si sta logorando o, molto più banalmente, di un adolescente che sta crescendo e non si riconosce più in quei poster di Harry Styles messi là dietro, appesi a scandire ogni settimana il suo obbligo di produttività.
Il business della cameretta
Quando allora quella stanza diventa stretta, si hanno due scelte davanti: o si chiude la porta e si getta via la chiave, o si esce fuori e si fa qualcos’altro, ma il punto è proprio capire cosa. Né Sofia né Greta sono infatti catalogabili in qualche settore preciso dell’intrattenimento se non quello di internet, e il salto da YouTube alla televisione o a qualsiasi altro mezzo può avere un impatto disastroso. Greta Menchi, che ha sempre avuto una propensione evidente per gli Stati Uniti, tanto da parlare una sorta di ibrido tra romano e americano, dopo lunghe pause tormentate ritorna con una serie di video di lei a Los Angeles, la patria dei content creator. La sua missione di riconversione è tutta incentrata su una carriera musicale, ben supportata da un uso quotidiano e sapiente di Instagram, che si sostituisce a pieno alla dimensione molto più complessa di YouTube. Greta trasporta sulle stories di Instagram tutta l’essenza della sua estetica, combinando una trasformazione fisica che la rende sempre più vicina a Kylie Jenner a quella sua spontaneità che le richiama addosso tante approvazioni quanti insulti. Le danno della drogata, della rifatta, della poco di buono ma lei se ne frega – o almeno, così dice di fare – e mette tutto nero su bianco in una canzone che diventa una sorta di inno al suo modo di vivere: Fuori di me infatti parla proprio di questa esposizione perenne e ossessiva alla quale ha devoluto la sua esistenza. Una mossa intelligente, perché fa del suo punto debole, ovvero questo modo di fare così caricato ed eccentrico, il punto di forza del suo grande momento di riconversione.
Queste due ragazze incuriosiscono, si tirano addosso scetticismi e disprezzo, incontrano alte cariche dello Stato, assumono lo strano ruolo di simbolo di decadimento di una generazione, perché non è possibile che quando ero giovane io il mio mito era una rock star e adesso invece è una youtuber che “non sa fare niente”. Ma la natura della loro popolarità è molto circoscritta e precaria, considerato che gli adolescenti prima o poi diventano adulti, e non è detto che a un milione di follower su Instagram o di iscritti al canale corrisponda effettivamente altrettanto seguito anche se inserite in un altro habitat.
Sofia Viscardi invece, esauriti i video Ask e gli haul, scrive ben due romanzi – anche Greta, ma non con lo stesso successo –, uno dei quali diventa un film. Un lunghissimo “esprimi te stessa” che le consente di incanalare tutto quel potenziale narrativo di cui era già portavoce nella semplice raffigurazione della sua quotidianità in materiale per firmacopie e cinema, dando vita a uno di quei film dove adolescenti in motorino con soprannomi anglofoni crescono e si formano insieme in questa fantastica esperienza che è la vita. Ma il percorso di Sofia va oltre, e alla carriera letteraria segue un cambio di rotta interessante, che svela l’intenzione di dare veramente spazio a una nuova formula ben diversa da quella da cui proviene. Il suo canale diventa una sorta di esperimento ibrido tra YouTube e televisione: la stanzetta si tramuta in un salotto, quello di Canale di Venti, in cui la youtuber ospita personaggi come Myss Keta e Chadia Rodriguez per interviste intime, chiacchiere tra ragazzi, ma anche video di approfondimento su temi di attualità, confidenze, auto-analisi. Tutto ciò dà luogo a una tanto attesa sovrapposizione, un confronto tra le due youtuber che dopo anni si ritrovano a raccontarsi dove sono arrivate, come ci sono arrivate e cosa vuol dire vivere un’adolescenza con una telecamera costantemente puntata addosso.
Televisione e YouTube, vecchio e nuovo
In questo turbinio di riconversioni, crescite, passaggi dall’adolescenza all’età adulta sotto gli occhi di milioni di views, viene da domandarsi in che modo il mondo esterno, quello dei vecchi media, si sia rapportato. Per quanto internet viva di vita propria, è inevitabile che a un certo punto, quando i fenomeni diventano di grossa portata come nel caso di Greta e Sofia, l’attenzione ricada su di loro anche in altri contesti. Concita De Gregorio non si è lasciata sfuggire l’opportunità di fare da mediatrice tra due realtà, intervistando – e facendosi intervistare – separatamente le youtuber, con il classico approccio da professoressa materna che vuole capire cosa pensano davvero queste fantomatiche ragazze, che sì, si chiamano Greta e Sofia ma in fondo non sono poi così diverse dalle nostre figlie.
Greta Menchi è stata catapultata nella giuria di Sanremo – con l’aspetto evidente di un pesce fuor d’acqua, a partire proprio dalle inquadrature così diverse da quella Reflex puntata lei sa bene come e in che angolatura giusta –, voluta da Carlo Conti come esponente di questa categoria che dal Sessantotto a oggi sembra essere necessariamente protagonista del mondo, ovvero i giovani. Ha anche recitato in un film, Classe Z, senza però riscuotere particolare successo in qualità di attrice. Sofia Viscardi invece si è cimentata su Raitre, oltre ad andare ospite in trasmissioni come quelle di Caterina Balivo, dando però prova di un dato emblematico: in entrambi i casi, dietro di lei si ergeva quel famoso set fatto di polaroid e cuscinoni Ikea. In sostanza, era la tv che entrava nella sua stanza, non viceversa.
Eppure, queste due ragazze incuriosiscono, si tirano addosso scetticismi e disprezzo, incontrano alte cariche dello Stato, assumono quello strano ruolo di simbolo di decadimento di una generazione, perché non è possibile che quando ero giovane io il mio mito era una rock star e adesso invece è una youtuber che “non sa fare niente”. Ma la natura della loro popolarità è molto circoscritta e precaria, considerato che gli adolescenti prima o poi diventano adulti, e non è detto che a un milione di follower su Instagram o di iscritti al canale corrisponda effettivamente altrettanto seguito anche se inserite in un altro habitat. In questo senso, le views del progetto nuovo di Sofia parlano abbastanza chiaro: se prima un video in cui parlava dei suoi ipotetici fidanzamenti superava i due milioni di visualizzazioni, oggi quelli in cui parla di femminismo o ecologia non arrivano nemmeno alle centomila – l’episodio in cui incontra Greta in un fantastico crossover è uno di quelli che ne hanno di più. E il singolo di Greta Menchi dopo una settimana dall’uscita non viaggia proprio su numeri altissimi.
Tutto ciò ci dimostra sia il limite che il grande vantaggio di internet e dei suoi recenti e giovani protagonisti: per quanto il canale di Sofia Viscardi possa assumere delle sembianze più adulte, ben curato da un team di esperti di comunicazione che la supportano nella creazione di contenuti, non è detto che quei settecentomila iscritti abbiano voglia di vedere quella cosa che non è un video sui “Tipi di persone che…”, né che non siano diventati troppo grandi per seguire ancora la youtuber. Allo stesso tempo, sembra anche che l’incontro tra televisione e internet, nel caso di questi due personaggi così popolari, generi un cortocircuito in cui un mezzo prova a inseguire l’altro, generando un’atmosfera di incompatibilità palpabile che si traduce con una perenne sottolineatura del fatto che sì, Sofia è una youtuber, e cosa vuol dire ve lo spieghiamo subito dopo la pubblicità. Eppure, per quanto le riconversioni delle due stelle di YouTube Italia potrebbero non avere quella efficacia sperata – cosa che comunque è ancora tutta da vedere –, queste due ragazze hanno costruito una strada, e lo hanno fatto in un modo e in un mondo che prima non c’era. Avanguardie di una realtà che cresce sempre di più, togliendo spazio vitale ai vecchi media, Sofia Viscardi e Greta Menchi sono senza dubbio artefici di un’alternativa alla tv che è innegabilmente in espansione: si muove parallelamente, crea contatto e fedeltà con il pubblico, che non sta solo seduto su una poltrona a guardarti mentre parli ma diventa un tuo follower. Il rischio è che vengano sputate fuori con la stessa intensità e dirompenza con cui ci sono entrate, ma questa è forse la questione più interessante e complessa di internet.
Alice Valeria Oliveri
Giornalista e autrice. Nata a Catania nel 1992, dal 2014 si occupa di televisione, cinema, musica e nuovi media collaborando con diverse testate. Dal 2019 è analista nel programma di Rai3 Tv Talk e dal 2022 è autrice e host del podcast Il decennio breve, prodotto da Hypercast. Collabora con Mediaset Infinity come autrice di format video. Nel 2023 ha pubblicato il suo primo romanzo, Sabato champagne, edito da Solferino e nel 2024 ha pubblicato il saggio Mondovisione per Einaudi.
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