Mediaset e il cinema italiano

Dal 29 novembre è disponibile in libreria Mediaset e il cinema italiano. Film, personaggi, avventure. Un lungo e appassionato lavoro di ricerca coordinato da Gianni Canova e Rocco Moccagatta che, grazie al supporto di critici, accademici e alle testimonianze dei professionisti di allora, ricostruisce una storia inedita del cinema italiano.

L’ingresso di Berlusconi nel cinema italiano, passo successivo ai rivolgimenti televisivi, è circondato insieme da diffidenza e voglia
di partecipare. La linea editoriale è ondivaga, ma i cambiamenti nella filiera e nel rapporto con la tv sono profondi.

Il rapporto tra Berlusconi e i maestri del cinema italiano, giovani o meno giovani, che si affacciano nelle sue produzioni e nei suoi listini, è un matrimonio di interesse reciproco: per accreditarsi nel settore e per approfittare di nuove risorse.

L’incontro tra il cinema italiano più colto e blasonato e l’impresa televisiva nasce servendosi della mediazione dei fratelli Vanzina, a cavallo tra le due realtà. E il risultato è stato un’ambizione, una speranza, una presa delle misure.

Tra i film di Reteitalia trovano spazio molti produttori. E uno di questi è particolarmente adatto a raccogliere le sfide e le necessità di un’impresa cine-televisiva che sta ancora cercando una strada, per prove ed errori.

Da modella ad attrice, per quanto spesso doppiata, la figura di Carol Alt attraversa molto cinema dei Vanzina e molti titoli di Reteitalia. Costruendo uno stereotipo consolidato a ogni film. Ma con la possibilità di un cambio di passo.

Non c’è solo la televisione che dà forma a un nuovo cinema italiano. Ma c’è anche la televisione, colorata e multicanale, che trova sempre più spazio nelle visioni e nelle narrazioni offerte dal grande schermo. Commercializzazione in atto.

I cambiamenti del cinema e della sua industria si collocano all’interno delle evoluzioni del quadro politico, normativo ed economico, dei cambiamenti tecnologici e sociali, degli aggiustamenti nei rapporti con altri media. Ecco alcune traiettorie.

Alle radici del matrimonio, e del suo fallimento, c’è anche l’incontro e poi lo scontro tra due personalità, due tradizioni, due modi di guardare ai media. L’ambizione diventa lacerazione, e questo avrà conseguenze su tutto il cinema italiano.

Un film di impegno civile sulla strage di Ustica, una storia più leggera sui faccendieri italiani in Kenya, e poi la produzione di un terzo film: Marco Risi è l’esempio del coinvolgimento, e della crescita, di nuove leve del cinema italiano.

Già occhieggiante nei film dell’era Reteitalia, con gli anni Penta la televisione finisce per occupare la scena di film interi, impegnati a raccontare il dietro le quinte delle trasmissioni più popolari. Tra critica e omaggio, satira e commedia.

Tra i pochi esordi di giovani registi degli anni Penta, si segnalano gli affreschi corali di Pompucci, a prefigurare una delle tante strade non percorse dal cinema italiano, idee e film che non ingranano nonostante le premesse. Promesse mancate.

La terza tappa della presenza al cinema di Fininvest/Mediaset è rappresentata dal simbolo e dal nome Medusa, che in quasi trent’anni di storia ha più volte lasciato il segno sia nell’industria audiovisiva sia nell’immaginario nazionale.

Dai suoi primi passi fino al 2017, la società è stata impegnata anche nella ricerca e nella distribuzione italiana di grandi film internazionali, da Hollywood e non solo. Investendo su alcuni grandi successi, e consolidando il catalogo.

Per una società cinematografica che si sviluppa accanto, e poi dentro, a un’impresa televisiva, la messa in onda dei film prodotti è una questione cruciale. Le cosiddette “finestre secondarie”, la tv free e pay, tanto secondarie in realtà non sono.

Nella multiforme attività della società di produzione, trova spazio anche il cinema di genere, occupando gli spazi lasciati dalla televisione o sperimentando forme ibride. Tra grandi maestri e ottimi esordi, il crime si fa notare.

Tra gli autori che Medusa intercetta per un tratto di strada c’è Zeffirelli, con tre film che sono (anche, in larga misura) tasselli di un’autobiografia che passo dopo passo si completa. Tra adattamenti letterari, memorie d’infanzia e celebrità.

A costellare la storia di Medusa c’è anche l’irrisolto conflitto, foriero di tante contraddizioni, che contrappone la casa di produzione di Berlusconi a certa intellettualità cinematografica “di sinistra”. Con tante schermaglie esplose nel 2009.

Il 2001 è un anno cruciale per il cinema italiano, quello dove due nuovi autori propongono una poetica rivolta a un pubblico ampio, con storie appassionanti e una forte attenzione ai dibattiti del contemporaneo. Mettendo poi radici.

Prima uniti e poi divisi, i due registi compongono due facce di uno stesso universo tematico e produttivo, fatto di adattamenti, sequel, titoli originali che si prestano a diventare format. Dando nuova linfa e popolarità alla commedia.

L’intrecciarsi tra la filmografia dei fratelli Vanzina e le traiettorie del cinema Fininvest e poi Mediaset è articolato. E anche l’ultimo tratto di strada prosegue lungo la linea di una ricerca costante, tra nuovi percorsi e ritorni sul luogo del delitto. Da classici.