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Ecco, bambini, come nasce una stella di YouTube

Di Leo Toys avete sentito parlare solo se avete figli dell’età giusta, ne siamo sicuri. Ma là fuori c’è una comunità fedele di fan. E la mamma ci racconta come tutto è cominciato.

I bambini degli anni Ottanta e Novanta sono cresciuti guardando i cartoni animati giapponesi nei contenitori televisivi come Bim bum bam, che iniziava a un orario preciso del pomeriggio, e si poteva vedere dopo aver fatto i compiti. Solo allora si apriva un mondo immaginifico, stupefacente, fatto di sigle pazzesche ancora oggi nel cuore di tutti (Cristina D’Avena!) e cartoni animati dove per far innamorare i ragazzi e combattere il male bastavano una bacchetta magica a forma di cuore o eventuali cristalli di Luna. Le puntate duravano meno di mezz’ora, intervallate dagli spot della tv commerciale. Gira la moda, Dolce Forno, Crystal Ball e le strabilianti invenzioni che tutti i bambini fortissimamente volevano, ne andava della reputazione sociale a scuola e in cortile. Si aspettava con ansia il compleanno o Natale sperando in una casa di Barbie con ascensore, o in un Pisolone. Poi di nuovo ecco altri cartoni animati. Inutile elencarli: si può indovinare l’anno di nascita di una persona e capire se è un early o late millennial a seconda del cartone animato preferito. Dopo due ore, tutto finiva, si salutava il pupazzo Uan e si tornava alla vita vera con i compiti da finire, la doccia da fare, la mamma da aiutare. Erano i bei tempi delle cose semplici e lineari.

Cosa vedono invece i bambini di oggi? Cosa immaginano, chi li ispira? Oltre alla tv, hanno il tablet e gli smartphone: alcuni no per scelta dei genitori, ma in gran parte sì. Hanno una relazione fluida con le app di Netflix, di Rai YoYo, di YouTube Kids, sanno usare Chromecast e il telecomando di Sky. Guardano subito i filmati che interessano loro, difficilmente si mettono a vedere una puntata dall’inizio alla fine di PJ Masks, Masha e Orso, Pocoyo. Con il ditino fanno scorrere velocemente il cursore per arrivare al pezzo preferito del film Disney: Elsa che canta “All’alba sorgerò”, Nemo e Dory che si rincorrono in mezzo alle meduse. E poi guardano i video di unboxing, YouTube ne è letteralmente invaso. Si scarta di tutto: enormi pacchi di giochi, ovetti Kinder, uova con sorprese a tema Spiderman, Frozen e Peppa Pig. I più inquietanti sono quelli in cui si vedono solo le mani, e in sottofondo “Daddy Finger Song”. Ma ci sono anche canali tematici con le mini-vlogstar che si danno alla pratica dello spacchettamento e fanno la review dei giochi. Il più famoso è Ryan Toys, bambino americano dai tratti asiatici, il cui canale marcia verso i 20 milioni di iscritti e i 30 miliardi di visualizzazioni. Numeri da capogiro, e stiamo parlando di un bambino di 7 anni, che nel suo video più visto scivola su un enorme gonfiabile alla ricerca di uova.

Un giorno ho sorpreso mio figlio di quattro anni che armeggiava con piccole bottiglie di plastica, mentre esclamava a una platea immaginaria: “Ciao ragazzi, oggi giochiamo con i Melmito Slime!”. Stava imitando il suo youtuber preferito, cioè Leonardo D., nome d’arte Leo Toys. Leonardo ha 11 anni, i capelli a spazzola e occhiali da vista blu: sembra il cugino grande un po’ smanettone, pieno di giocattoli. I suoi due canali YouTube, uno dedicato ai dinosauri e uno per le recensioni dei giochi, contano più di 630mila iscritti e quasi 390 milioni di visualizzazioni. Sicuramente lontano dalla macchina da guerra di Ryan, è però lo youtuber per bambini più famoso e con più seguito in Italia. Oggi Leonardo ha all’attivo un libro, due spot e posta video quasi giornalmente sul suo canale. Ho fatto una chiacchierata con la madre, Nunzia D., per capire cosa succede dall’altro lato del tablet.

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Spesso i casi di successo sui social network nascono per caso, è stato così anche per Leo Toys?

Sì, la prima volta che ho ripreso Leonardo aveva cinque anni, e quasi per gioco lo abbiamo caricato sul canale YouTube di mio padre [il nonno di Leonardo che si vede anche in alcuni video, N.d.R.]. Poi ce ne siamo dimenticati finché, più di un anno dopo, sempre mio padre si è accorto che aveva ricevuto più di 500mila visualizzazioni e che molte mamme avevano scritto per chiedere nuovi video di Leonardo. A quel punto abbiamo deciso di aprire il primo canale, quello dedicato ai dinosauri, e solo dopo Leo Toys, dedicato agli unboxing e recensioni di giochi.

YouTube non è un social network così immediato da usare, come Facebook o Instagram. Bisogna avere un minimo di competenze per il montaggio dei video. Quanto lavoro comporta gestire il canale?

Per Leonardo si tratta solo del tempo necessario a girare il video, lui è praticamente il presentatore e l’autore. Io lo filmo e dopo c’è tutta la parte di editing, il caricamento su YouTube e soprattutto la moderazione dei commenti a cui tengo particolarmente, essendo un canale per bambini. In media si tratta di due-tre ore di lavoro al giorno, ma lo faccio più con un piglio da mamma che da social media manager. Il montaggio dei video, invece, mi piace farlo da sempre, è una passione che ho preso da mio padre, che amava realizzare filmini delle vacanze, dei matrimoni, …

È una domanda che non bisogna fare a una mamma, ma secondo te perché proprio Leonardo piace così tanto ai bambini che guardano YouTube?

Secondo me piace perché davanti alla telecamera, mentre lo riprendo, è totalmente spontaneo. Non so come faccia, a volte anch’io mi sono prestata a fare dei video, ma lui ha un talento naturale, confermato da persone nel settore. Entrare nel cuore della gente non è semplice ma lui ci riesce, penso perché i bambini lo vedono come una specie di fratello maggiore, l’amico con cui giocare ogni giorno. Quando incontriamo i bambini è così che lo considerano e lo chiamano: un loro amico. Lo guardano con tanto affetto, come se lo conoscessero da sempre, e questo mi riempie di orgoglio.

Conoscevate già Ryan Toys, vi siete ispirati a lui? 

No, però guardavamo EvanTube, che oggi ha 13-14 anni e nei video ha sempre coinvolto l’intera famiglia. Non abbiamo fatto nessuna indagine di mercato, è stato tutto molto spontaneo. Abbiamo sempre rifiutato di entrare nella scuderia di qualche agenzia che gestisce youtuber, non abbiamo un manager. Diciamo che è una gestione familiare. Le cose importanti sono due: che Leonardo si diverta e non deludere chi ci segue con post finti, commissionati da qualche azienda.

Con quante aziende collaborate e come funzionano le collaborazioni? Insomma, quanto si monetizza con i video degli unboxing?

Il 70% delle collaborazioni sono di natura non commerciale, in cambio merce. Le aziende ci inviano i giochi e poi Leonardo sceglie autonomamente quelli con cui vuole fare i video. Per collaborazioni di natura commerciale intendo quelle con un contratto tra le parti, un giudice tutelare, l’avvocato… Abbiamo fatto così per il libro (I dinosauri di Leonardo D, edito da Piemme) e anche per due spot.

E invece per i video che avete girato nei parchi tematici?

Se vuoi ridere… il biglietto ce lo siamo pagato noi! L’ho detto, l’importante è che Leonardo faccia cose che lo divertano, non per lavoro.

Ma quindi le ore di lavoro al giorno sono ripagate sì o no?

Beh, il grosso arriva con la monetizzazione di YouTube, ma siamo soggetti appunto all’indicizzazione di YouTube, all’algoritmo, che rimane un po’ un mistero. Ci sono video con migliaia di visualizzazioni che ci hanno reso anche tremila euro al mese e altri che hanno reso solo 10 euro. Ma non ci interessa veramente star lì a monetizzare o capire come guadagnare di più. Poi sotto Natale ovviamente ci sono gli extra, mentre ad agosto possiamo anche chiudere tutto…

Hai mai pensato agli eventuali rischi per Leonardo, per l’esposizione su YouTube, per l’eventuale gestione del successo?

Faccio fatica a mettere insieme il mio ruolo di mamma e quello di persona che gestisce la sua popolarità, ci convivo con molta difficoltà. Gli farei chiudere il canale se mi dicesse “mamma, non mi diverto più”. Per questo mi sono sempre rifiutata di entrare in agenzie o di assumere manager che ci seguissero in questo percorso. Secondo me, se lui facesse un video per conto di un’agenzia o un brand i fan se ne accorgerebbero subito. Vivendola come un gioco, Leonardo è sempre stato sereno ed è cresciuto con la sua popolarità. A scuola lo conoscono tutti, i compagni, le maestre. Anche il preside una volta è andato a complimentarsi con lui. Ma vive il successo in maniera spontanea. Ci chiamano anche per presenziare ai compleanni, ma ci siamo sempre rifiutati. Come si evolverà, lo vedremo.

“Mi sono sempre rifiutata di entrare in agenzie o di assumere manager che ci seguissero. Secondo me, se lui facesse un video per conto di un’agenzia o un brand i fan se ne accorgerebbero subito. Vivendola come un gioco, Leonardo è sempre stato sereno ed è cresciuto con la sua popolarità. A scuola lo conoscono tutti, i compagni, le maestre. Anche il preside una volta è andato a complimentarsi con lui”.

Leonardo guarda più la tv o il tablet/smartphone? Quali sono i suoi cartoni animati preferiti?

Adesso ha 11 anni, da un anno e mezzo ha smesso di vedere i cartoni animati e i canali per bambini. Gli piacciono film tipo Harry Potter, Ritorno al futuro, Il signore degli anelli. Ama molto il fantasy. Su YouTube segue Lyon che si occupa di videogiochi, MineCraft, Fortnite

Cosa c’è nel futuro di Leonardo? Sempre YouTube?

Innanzitutto lo studio. A lui piace molto la scienza, se vuole continuare su questa strada ben venga. Io lo seguirò sempre. L’ho sensibilizzato sul fatto che per chi lo segue è un modello: i bambini fanno ciò che fa lui. Quando ha comprato un coniglio, tanti bambini se lo sono comprato (i genitori ci scrivevano un po’ disperati). Spero che crescendo non si faccia e non faccia video su cose tipo tatuaggi, piercing… [ride]

Alla fine dell’intervista ho chiesto a Nunzia un video di Leonardo in cui salutava mio figlio e lei molto gentilmente me l’ha inviato via Whatsapp. Mio figlio, per nulla stranito dal fatto che il suo eroe lo stava salutando, ha apprezzato moltissimo, e per ringraziare abbiamo fatto un video di risposta. Ho avuto la sensazione, forse la prova, che la distanza che separa chi è davanti allo schermo e chi è dietro non esista più.


Laura Fontana

Lavora da più di dieci anni come esperta di comunicazione digitale per brand nazionali e internazionali. Si occupa di società digitale e analisi del web. Scrive di internet e pop culture, influencer e creator economy su Rivista Studio e altri magazine.

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