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Cultura digitale

L’era del mindset vincente

Come vivere felici? Come trovare una partner? Come diventare ricchi? Come risultare vincenti nel lavoro e nella vita? Grandi domande che nell’industria della motivazione online trovano risposte facili.

Respect the cock”, dice Tom Cruise nei panni di Frank Mackey in Magnolia, strizzato in un completo di pelle nero, microfono ad archetto sulla guancia e lunghi capelli raccolti da una mezza coda. È uno dei protagonisti del film del 1999 di P.T. Anderson che sale sul palco per insegnare agli uomini in sala come si conquistano bionde mozzafiato grazie alla sua preziosa guida Seduce and Destroy. Parla come un personaggio di Bret Easton Ellis, si muove come un lap dancer in stile Magic Mike e ha un solo obiettivo: convincerti che tutto è possibile, se lo vuoi e soprattutto se sai come ottenerlo. In altre parole, è un motivatore. La caricatura di Cruise rientra nell’immaginario folkloristico che dal vecchio continente ci siamo fatti degli Stati Uniti anche grazie al cinema, uno stereotipo perfetto, seppur distante da noi.

Eppure, dopo oltre vent’anni dall’uscita di quel film, la parodia esagerata e ridicola dell’attore famoso per essere egli stesso parte di una grande setta non è più così lontana e cinematografica. Su internet, con la globalizzazione, siamo tutti un po’ americani, sia nei modi sia nella lingua, nei contenuti e nelle ambizioni. Ed è online, infatti, che negli ultimi anni è esploso un fenomeno capillare, un sottobosco prolifico e in costante espansione: è l’universo dei motivatori, dei guru, dei life coach, di mentori che ci spiegano come ottenere il mindset vincente. Solo che vent’anni dopo Frank Mackey, non servono neanche abiti di pelle e un palco per fare uno show, bastano una ring light e qualche aforisma. 

Come Robinson Crusoe

C’è una ragione se i motivatori sono figli della cultura anglosassone, tratto che ne ha ritardato l’approdo nella nostra terra cattolica e poco industrializzata. Una delle prime apparizioni cinematografiche nel panorama italiano, se non forse la prima in assoluto, è nel film del 2008 di Paolo Virzì, Tutta la vita davanti, dove la sezione maschile dell’enorme call center capitanato da Sabrina Ferilli e Massimo Ghini è addestrata da un guru della performatività. Elio Germano e i suoi colleghi urlano e si caricano a vicenda come giocatori neozelandesi di rugby, in un rituale primordiale di incitamento al successo. In quell’estetica vincente c’è del vitalismo alla yuppies – ma ricordiamo che i nostri Yuppies anni Ottanta sono quelli dei Vanzina, tutt’altro che vincenti – con tratti mistici, c’è la sfida al miglioramento, la competizione con se stessi, ma soprattutto c’è l’idea che basti una guida pratica, un know how, per realizzare anche cose astratte e impalpabili come la felicità, il successo e l’amore. 

Questo approccio pragmatico alla concretizzazione dei propri obiettivi lavorativi – e personali, ma sempre trattati con la stessa filosofia del lavoro – ha radici nella religione protestante, in quell’assetto etico e sociale del capitalismo descritto da Max Weber. Robinson Crusoe, primo vero eroe borghese, è la quintessenza della modernità: avventuriero, come il capitalismo coloniale anglosassone, ma grande lavoratore, emblema della produttività. Come scrive Franco Moretti ne Il borghese, persino nella prosa di Daniel Defoe si scorge la razionalità governata dal suo scopo, la ragione strumentale, in altre parole l’efficienza, l’utilità. Robinson Crusoe è il primo vero mentore, un life coach del diciottesimo Secolo: non è un aristocratico che si gode la ricchezza calata dall’alto, è un lavoratore che ambisce all’ascesi intra-mondana, è un uomo che fatica, dorme poco, si industria per raggiungere un successo meritato perché, in senso protestante, predestinato a ottenerlo.

Vincent… Adultman?

Esiste un vocabolario molto preciso che è utilizzato dal mondo della motivazione digitale, composto da una moltitudine di aspiranti mentori, guru affermati, e migliaia di pagine, canali YouTube e profili TikTok dedicati al tema. Si parla di mindset vincente in contrapposizione a quello del povero, di life style, di business, di affiliate market, di mastermind. Il campo semantico è ristretto a un’area che comprende una contrapposizione di base tra la libertà che si sceglie nella vita dell’imprenditore, padrone di sé, e quella del dipendente, schiavo della routine e dell’insoddisfazione. “Mindset povero”, scrive Luca Valori, uno tra i motivatori più popolari, elencando tutti gli atteggiamenti che conducono l’uomo a un’esistenza di povertà, materiale, e di conseguenza spirituale: “i ricchi rubano/evadono”, “non investire su se stessi”, “rimuginare sul passato”, “paragonarsi agli altri”, “non uscire dalla comfort zone”, “non avere obiettivi”. È chiaro che più il comandamento è generico, più largo è il campo delle possibilità, come una sorta di oroscopo in chiave imprenditoriale in cui ciascuno può leggere le proprie caratteristiche e gli errori che lo portano a essere pericolosamente in zona povero

Negli ultimi anni è esploso un fenomeno capillare, un sottobosco prolifico e in costante espansione: è l’universo dei motivatori, dei guru, dei life coach, di mentori che ci spiegano come ottenere il mindset vincente. Non servono abiti di pelle e un palco per lo show, bastano una ring light e qualche aforisma.

I personaggi di riferimento da cui attingono i motivatori in questi decaloghi del successo strutturati con video, pillole o, ancora più spesso, in forma di slide e post semplici, vero elemento di novità rispetto al canone della motivazione, provengono da un panorama citazionistico insolito. Non abbiamo infatti solo gli evergreen del settore, da Flavio Briatore – “le università sono piattaforme per disoccupati” – a Elon Musk – “I never give up” – , punte di diamante del mindset vincente, ma anche una bizzarra raccolta di volti e nomi hollywoowiani a cui le pagine motivazionali associano frasi e pensieri ispirazionali: l’intersezione tra il cinema e la mentalità vincente è interessante perché sottintende una caratura morale che sfoca il piano della finzione e della realtà, che confonde attori e personaggi. E dunque, troviamo Scarlett Johansson che ci dice che se ci siamo chiusi in bagno a piangere da soli siamo forti, Will Smith che ci ricorda che spendiamo soldi che non abbiamo per cose che non ci piacciono per impressionare persone di cui non ci importa, o Johnny Depp vestito da Jack Sparrow che ci illustra dettagli prodigiosi del nostro organo più incredibile, il cervello. La vaghezza retorica e iconografica di questo sottobosco motivazionale ricorda quel personaggio di Bojack Horseman, Vincent Adultman, un bambino che finge di essere un adulto mettendosi il trench e usando frasi come “I went to stock market today and I did a business” per convincere gli altri di essere un uomo. Nessuno può contestarlo perché di fatto non dice nulla.

Non chiamateci motivatori

Il sogno di vivere a Dubai guidando una Tesla con guadagni esorbitanti senza le catene del posto fisso non è mai stato così vicino. Specialmente se a vendercelo è un nostro connazionale, che parla la nostra lingua, oltre a quella del mindset. Tra i più famosi cantori della rivoluzione esistenziale-digitale c’è Luca De Stefani, in arte Big Luca International, le cui prestazioni si aggirano attorno ai diecimila euro per consulenza e le cui gesta non hanno mancato di destare qualche dubbio sui suoi metodi di marketing per mentecatti. Il suo podcast per Audible, Il più milionario di Dubai – città dove la sua società avrebbe sede – prende di petto la questione guadagni e lancia gli episodi con titoli del calibro di “Come uscire definitivamente dalla mediocrità”, “Come fare davvero i soldi e diventare ricchi (Obiettivo 30.000 euro al mese)” o “Big Luca insegna a Marco Montemagno il vero marketing”, sottotitolo “Big Luca spiega perché Marco Montemagno non capisce un piru piru di marketing”. Montemagno, per gli amici Monty, è un altro pezzo grosso della motivazione italiana: altra generazione rispetto a Big Luca, grande impatto sulle piattaforme social – il suo canale YouTube ha quasi 800 mila iscritti, la sua pagina Facebook 1,3 milioni di like –, ha un approccio meno irriverente e più classico rispetto ai nuovissimi precettori del business. La sua filosofia è sempre stata quella di non riconoscersi nella definizione di motivatore, ma di semplice imprenditore che attraverso una fitta produzione di contenuti mette a disposizione del suo pubblico una serie di life hacks sul come muoversi nel mondo del lavoro, e non solo: il suo video più visto su YouTube è “10 frasi magiche per convincere qualsiasi persona”. 

Luca Valori, già citato, si presenta come esperto di ecommerce e strategie comunicative. Vive a Dubai, centro pulsante del lifestyle vincente, ha lasciato l’università e ha fondato una academy dove forma i suoi studenti e si prodiga nel mentorship per imprenditori in sessione one to one. Sul suo profilo Instagram, gli scorci inequivocabili di una vita all’insegna della libertà, tra piscine lussuose, jet privati, una bellissima compagna e mai, neanche per sbaglio, un giorno da dipendente. E poi, un infinito parco di epigoni, da profili con pochi follower che emulano in tutto e per tutto metodi e contenuti a podcast con pillole quotidiane da due minuti che ricordano l’importanza della disciplina o spronano a non mollare mai.

Dating industry

Non si vive di solo business. E difatti, se può esistere una guida per uscire dalla mediocrità e diventare milionari, non può non esserci anche un corso online per farsi strada nell’affare più rischioso del mondo, l’amore. Nell’universo dei life coach, esiste una sottocategoria ben precisa, quella dei pick-up artist, fenomeno di certo non recente – esistono libri sul tema da una cinquantina d’anni – e che con gli ultimi tempi, grazie all’emancipazione femminile che si è messa in mezzo a millenni di stabilità riproduttiva, ha raggiunto nuove vette. In sostanza, le donne di oggi sono sempre più esigenti, il mercato del sentimento è libero e spietato un po’ come gli altri mercati, e barcamenarsi tra appuntamenti finiti male, friendzone, donne esigenti e vita di tutti i giorni non è semplice. 

È chiaro che più il comandamento è generico, più largo è il campo delle possibilità, come una sorta di oroscopo in chiave imprenditoriale in cui ciascuno può leggere le proprie caratteristiche e gli errori che lo portano a essere pericolosamente in zona povero.

I più agguerriti, gli esperti della cosidetta Real Social Dynamics, una dating coaching company americana con mentori e iscritti da tutto il mondo, negli ultimi anni hanno lentamente smesso di vendere corsi – nei quali era possibile avere anche documentari di battute di caccia dette “infield videos – per rimorchiare hot girls. Le ragioni di questo passo indietro sono numerose, dall’arrivo del Me Too alla cancel culture, al clima tossico nell’azienda; sta di fatto che tutti i dating coach si sono reinventati life coach, guidando i propri adepti in vari campi dello scibile, dalle criptovalute al semplice business online. In Italia però, persiste uno zoccolo duro del settore, che trova il suo spazio più interessante all’interno di una vera istituzione, la PlayLover Academy. “Corsi di seduzione a Milano e in tutta Italia”, recita il sito ufficiale dell’ateneo del rimorchio, e anche qua le citazioni da personaggi illustri del Novecento non mancano. I due mentori, che si presentano come trainer, si chiamano Christian Pozza e Steve Master; le loro biografie sono piene di spunti interessanti, descrizioni minuziose delle partner avute negli anni, numeri precisi di conquiste dall’adolescenza a oggi, luoghi di azione, il tutto corroborato da un linguaggio in codice che descrive ogni tappa di un rapporto fisico con l’altro sesso: “F-close” è la scopata, “K-close” il bacio, “BJ-close” i rapporti orali. Ma la parte migliore dell’universo PlayLover sono i video messi a disposizione di tutti sul canale YouTube, che anticipano la vera sostanza dell’offerta dell’accademia che si struttura poi grazie a corsi, seminari, master, dottorati in scienze della seduzione. Christian e Steve chiamano in causa donne in carne e ossa e le sottopongono a interviste mirate su temi come “Far bagnare una ragazza con i preliminari” o “5 cose che una donna nota in un uomo esteticamente”. Ogni volta la donna è diversa, ogni volta risponde universalmente a nome di tutto il genere che rappresenta, e così il manuale per comprendere il gentil sesso è servito in comode pillole da dieci minuti l’una. 

È una questione di mentalità

All’inizio della settima stagione del Grande Fratello Vip, un uragano si è abbattuto in casa tra i vipponi. Marco Bellavia, storico volto di Bim Bum Bam, soffre di forti malesseri psicologici nella sua permanenza in gioco e nessuno dei coinquilini sembra accorgersene, anzi sembrano quasi tutti piuttosto scocciati e inviperiti di fronte alla situazione di evidente disagio. Ciò che ne è seguito è stato un caso sui media che è uscito ben oltre la bolla del grande pubblico affezionato, arrivando anche a chi non segue reality e chi non ha molto a che fare con le famose dinamiche che riguardano uno dei programmi più seguiti in Italia. Fatte le dovute purghe e reintegrato Bellavia in studio, con tanto di trama amorosa legata alla permanenza in casa con Pamela Prati, della vicenda di bullismo televisivo resta solo un amaro ricordo.

Ciò che resta vivo, invece, è il profilo Instagram di Marco Bellavia che recita “Aiuto le persone a trovare la felicità e a vincere. Metodo 4.0”. Sul suo sito web la descrizione è più accurata, e spiega che quel Metodo 4.0 si riferisce ai suoi corsi di life coaching, per la precisione life coach, job coach, sport coach e molto altro. Nelle sue dirette su YouTube si parla di metodi alternativi alla psicologia e alla psichiatria classica per ovviare a problemi come ansia e paure. Non c’è bisogno di sottolineare la contraddizione quasi tragicomica che sta alla base della vicenda, ma è interessante semmai notare la facilità con cui le parole “coach”, “mentore”, “guru” e tutto ciò che riguarda un generico campo di motivazione possano essere utilizzate per catalogare ogni cosa che si avvicini a un’idea di proselitismo digitale e laico che intraprenda la via dell’ispirazione, a prescindere dalle competenze di chi le prende in prestito. 

Che si tratti di guadagnare molti soldi in poco tempo comodamente dal pc di casa propria o di trovare un partner, di sconfiggere le proprie paure o di ricordarsi ogni mattina che noi valiamo qualcosa, la grande chiesa del mindset si ritrova in un ecumenismo laico che richiama i suoi credenti nel campo della possibilità: nessuno sa se questi consigli funzioneranno, ma nel dubbio proviamo. Come una preghiera, con la piccola differenza che pregare è gratis, i corsi online, i seminari, le masterclass e gli audiolibri no.


Alice Valeria Oliveri

Autrice e musicista, si è laureata alla Sapienza in anglistica con una tesi di teoria della letteratura. Scrive su diverse testate online di cinema, tv, serie televisive, musica e attualità. Ha collaborato con Dude Mag, VICE, Noisey, Motherboard, Prismo, The Towner e The Vision, dove è stata redattrice.

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