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La rinascita della Storia

Cos’hanno in comune Mieli, Barbero, Cazzullo, Alberto Angela, podcast, libri e serie tv? Una capacità di attingere alla Storia come materiale rinnovato, di grande successo, e capace di placare le nostre ansie.

“Geopolitica” è stata sicuramente una delle parole dell’anno 2022, ripetuta, spesso del tutto a sproposito, per riempirsi la bocca con un parolone. La guerra in Ucraina è stato il vero “fatto” dell’anno e ha riportato l’attenzione dei media e del pubblico su un tipo di conflitto, tra imperi o blocchi o ideologie, che era ormai considerato superato. È una guerra che è combattuta perfino da strutture di potere ufficiali anche attraverso i meme, che ha trasformato sconosciuti professori universitari e oscuri giornalisti in star della tv (spesso mettendo a dura prova la loro tenuta mentale), che ha reso una rivista di settore di lunga data come Limes un improvviso fenomeno editoriale, e altro ancora. È stato, dunque, in qualche modo l’anno della Storia – inserire qui l’ormai consueta spigolatura sul fatto che “la fine della Storia” fosse un concetto azzardato – ma questo successo, ammesso che così si possa definirlo, non riguarda solo la politica e l’attualità.

È, infatti, qualcosa che sui media arriva da più lontano. Anzi, sono anni che una tendenza di questo tipo si può ravvisare in settori diversi. Passato e presente di Paolo Mieli continua a essere uno dei programmi più amati e apprezzati della tv generalista grazie anche a un culto di affezionati che davvero si rinforza a ogni puntata. Spesso appare come ospite Alessandro Barbero, uno dei simboli più eclatanti di questa nuova attenzione alla Storia, oggetto di un culto in rete ormai molto noto anche fuori dalla rete, nonché uno degli autori di maggior successo d’Italia (nel 2022 il gruppo Gedi ha messo in piedi ogni genere di iniziativa di “recupero” dei suoi libri precedenti), e, quest’anno, anche conduttore di uno speciale in prima serata su Raitre dedicato al 1492 (come già nel 2021, in occasione di altri anniversari particolari, su Napoleone e Dante Alighieri). La storia è protagonista dei racconti di Alberto Angela, tra i maggiori successi di Raiuno di questi anni, uno dei pochissimi che mettono davvero tutti d’accordo su quale sia la funzione del servizio pubblico. E anche La7, in questa stagione, ha affiancato ad Atlantide di Andrea Purgatori, in cui molto spesso si affrontano argomenti storici, Una giornata particolare di Aldo Cazzullo, programma su alcune giornate che hanno cambiato e sconvolto la storia dell’umanità. Ottimo successo stagionale così come, ormai da qualche anno a questa parte, sono un ottimo successo tutti i saggi storici di Cazzullo su argomenti diversi: Risorgimento, Lotta partigiana, Fascismo e altri ancora. Libri sempre ai vertici delle classifiche, senza rinunciare a un’indagine seria e approfondita.

Successi vecchi e nuovi

Il podcast è un mondo che fa numeri decisamente inferiori (anzi per alcuni è una bolla pronta a esplodere), ma non è un caso che anche tra i podcast più ascoltati quelli che trattano di storia siano molto apprezzati. C’è, naturalmente, il podcast che raccoglie le conferenze del già citato Barbero, per alcune graduatorie addirittura il più seguito del paese, ma ci sono anche le serie storiche di Alle otto della sera di Radio 3 Rai, una vera biblioteca di lunghe monografie – oltre le cinque, a volte perfino le sei ore – su argomenti molto diversi, tutte realizzate dal meglio dell’accademia italiana (Silvia Ronchey sulla Caduta di Costantinopoli, Franco Cardini su Tamerlano o Luciano Canfora sulla Guerra civile ateniese sono ore di narrazione di grande interesse). Ancora più particolare il caso di Storia d’Italia di Marco Cappelli, tanto che val la pena riportarlo: Cappelli ha deciso di raccontare l’intera storia d’Italia, scegliendo come data di partenza la Battaglia di Ponte Milvio del 312 d.C., dopo la quale l’imperatore Costantino divenne l’unico imperatore occidentale. Il progetto è partito ormai da più di due anni e prosegue a cadenza settimanale, ma la narrazione al momento è attorno al 630 d.C.… questo per far capire quanto Cappelli ami entrare nel dettaglio. La cosa più curiosa, però, sta proprio nello sviluppo di questo podcast, perché Cappelli non è uno storico di professione, ma un laureato in economia che lavora come manager per una multinazionale. Eppure, il suo progetto, partito per passione, lo sta quasi spingendo a cambiare vita, giacché ha promesso che quando arriverà a 500 sostenitori disposti a pagare un abbonamento per il suo podcast (che comunque è fruibile da tutti, gli abbonati hanno solo qualche regalo in più) lascerà l’attuale professione per dedicarsi alla Storia. Non manca molto, visto che i sostenitori sono già attorno ai 400. Intanto ha preso a pubblicare libri storici e dopo Per un pugno di barbari uscito nel 2020 con Solferino, è in libreria Il miglior nemico di Roma. Storia dei goti

Capita spesso che quando non si sa spiegare un fenomeno del presente si dia la responsabilità ai “tempi difficili”. Come se il presente sia sempre più difficile e complicato del passato, come se sia esistita davvero un’epoca felice, o perlomeno un po’ più felice. Eppure, è probabile che un futuro che sembra più instabile provochi davvero più ansie e spinga qualcuno a trovare dei riferimenti del passato.

Che i romanzi o i saggi di storia siano ai vertici delle classifiche di vendita non è forse una sorpresa, ma va sottolineato che – anche solo mentre scrivo queste righe – nei dieci libri più venduti compaiono Nerone di Alberto Angela e il terzo libro della serie su Mussolini di Antonio Scurati (già premio Strega con il primo volume della trilogia). Libro, che, peraltro è stato oggetto di una riduzione teatrale e che, presto, vedrà anche la trasposizione cinematografica con Andrea Marinelli nei panni del duce. (Film e libri ambientati nei primi anni del fascismo non si contano più, complice anche la dilagante passione per gli anniversari degli ultimi anni, tanto che nei giorni del centenario della marcia su Roma, per un buon mese, le pagine culturali dei quotidiani sono state invase dalle recensioni su saggi o romanzi dedicati alla presa del potere di Mussolini). Ed è, in senso lato, un romanzo storico anche La canzone di Achille di Madeline Miller, tra i dieci libri più venduti dell’anno 2022, anche grazie a Tik Tok, pur essendo uscito nel 2019.

Resta ancora un campo da affrontare, ed è quello della serialità. Certamente il mercato bulimico degli ultimi anni rende quasi obbligatorio la ricerca di materiale utile nel passato, ma non è certo un caso se le serie a sfondo storico hanno comunque ottenuto attenzione e curiosità perfino da chi non le ha viste: Chernobyl, I Medici, I Borgia, Babylon Berlin, Vikings, The Terror, Peaky Blinders, Barbari (serie Netflix tedesca), L’impero ottomano (serie Netflix turca), Caterina la Grande, e anche le italiane Domina e Romulus sono stati tutti successi. Senza poi affrontare lo sterminato elenco delle fiction italiane a sfondo storico, tanto sterminato da essere diventato oggetto di parodia. Mentre proprio in Italia si gira la seconda stagione di Caterina la grande, a Odessa viene portata via la statua dell’imperatrice – simbolo non più condiviso della passata egemonia russa sull’Ucraina –, in circostanze ben più tragiche di quelle che hanno generato polemiche per le rimozioni di statue negli Stati Uniti. Dove gli spettatori statunitensi vedono un personaggio storico lontano nel tempo che può dir loro qualcosa in quanto antesignana del femminismo, per altri è un simbolo da cui liberarsi. Come del resto The Crown, la serie di questi anni che meglio ha saputo intrecciare l’attualità con la Storia e riscrivere, facendolo, la Storia.

Ragioni di lunga durata

Capita spesso che quando non si sa spiegare un fenomeno del presente si dia la responsabilità ai “tempi difficili”. Come se il presente sia sempre più difficile e complicato del passato, come se sia esistita davvero un’epoca felice, o perlomeno un po’ più felice. Eppure, è probabile che, almeno in questo caso, un futuro che sembra più instabile provochi davvero più ansie e spinga qualcuno a trovare se non delle risposte almeno dei riferimenti del passato. Tra le numerose conferenze di Barbero ogni tanto si trova anche un formato con le domande del pubblico allo storico, rivolte da studenti, appassionati, spettatori. In una di queste, Barbero spiega che sperare in una storia che sappia davvero prevedere il futuro – i famosi corsi e ricorsi – è ormai vano. Allo stesso tempo, se anticipare o prevedere è forse troppo, conoscere il passato aiuta quantomeno a interpretare il presente.

Tra le numerose conferenze di Barbero ogni tanto si trova anche un formato con le domande del pubblico allo storico. In una di queste, Barbero spiega che sperare in una storia che sappia davvero prevedere il futuro – i famosi corsi e ricorsi – è ormai vano. Allo stesso tempo, se anticipare o prevedere è forse troppo, conoscere il passato aiuta quantomeno a interpretare il presente.

La cosa può pure avere un contraccolpo negativo, se per esempio si guarda al passato con gli occhi della mentalità di oggi, o quando si provano ad affrontare gli eventi di oggi come una semplice riproposizione di schemi passati. Il 2019 come il 1919 o il 2022 come il 1922 sono insensati. Il mondo ha vissuto un’accelerazione enorme, sono passate troppe cose per cui un paragone possa essere possibile… chi, nel 1921, avrebbe potuto temere il ritorno del 1821, dei moti carbonari e lo scricchiolare del congresso di Vienna? E la vita era sicuramente cambiata meno! Ma resta il fatto che conoscere meglio il passato aiuta a mettere in prospettiva il presente e, di sicuro, a viverlo con meno ansie. In fondo, anche se le cose non si ripetono, tutto è già successo.


Arnaldo Greco

Nasce a Caserta e vive a Milano, dove lavora per la tv. Ha scritto per Il Venerdì, IL, Rivista Studio, Il Post, Il Mattino.

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