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Intervista a Edoardo Martino

Trovare gli animali per le produzioni televisive,  il cinema e la pubblicità è un duro lavoro, ma qualcuno deve farlo. Sfide, aneddoti e imprevisti di un casting speciale.

Si fa presto a dire casting. C’è il casting degli ospiti, quello del pubblico, e poi ci sono altri tipi di casting. “Sì, diciamo così: altri tipi”.

Per esempio, signor Edoardo Martino?

Per esempio sono a pezzi perché stanotte ho fatto tardi con certe tigri…

Non è come pensate: il signor Martino sta parlando proprio di tigri in senso stretto, di felini. Perché lui di mestiere fa quello: il casting degli animali.

Di qualunque tipo.

Si, vabbè.

Sono serio.

Lei stanotte stava trasportando veramente delle tigri?

Certo. In furgone.

Ma è legale?

Ma ovvio, per chi mi ha preso? C’è una professionalità, una serietà, e mi lasci dire anche un amore verso gli animali, che è quello che muove tutto. E ci sono anche delle regole, che noi rispettiamo.

Ma non è rischioso?

Ma no, è il nostro mestiere. Certo, non è semplice da spiegare.

In che senso?

Nel senso che se mi fermo all’autogrill per bere un caffè quando poi torno al furgone lo trovo circondato da persone che sentono le bestie ruggire. Sa, magari i ragazzini si impressionano un po’…

Beh, faccia lei.

Ma io mi fermo sempre, spiego, faccio capire che il mio è un lavoro e che gli animali stanno bene, che sono trattati bene.

Certo, le tigri nel furgone…

Una volta è andata anche peggio. Stavo trasportando sempre delle tigri e a un certo punto, in Medio Oriente, ci fermano al confine per dei controlli.

Temo il finale.

Ma mica per me! Noi avevamo tutti i documenti in regola. La sosta però non era prevista e mica potevo lasciare le bestie senza cibo.

Eh no, delle tigri, poi…

Così sono andato al supermercato.

Non è vero.

Mi scusi, ma lei se è costretto a fermarsi un giorno in più in un posto non mangia?

Certo, però…

Ho comprato polli, tacchini, carne, insomma. E ce la siamo cavata così.

Vabbè. Ma lei con le tigri cosa ci fa? Cioè: chi è che ha bisogno di una tigre?

Noi lavoriamo con tutti, soprattutto cinema, pubblicità e tv. Ma con chiunque: dalla grande produzione hollywoodiana alla processione che a Natale ha bisogno dei cammelli per i re magi del presepe vivente. Gliel’ho detto, è un lavoro.

Ho capito, ma lei le tigri dove le tiene?

Ma non è che possiedo tutti gli animali. Me li procuro. Ovviamente c’è una rete di aziende e di soggetti che si occupano del settore.

Ah, quindi c’è proprio un settore?

Ovvio. Di cui modestamente noi siamo tra i top, operando dagli anni Settanta.

Ma lei negli anni Settanta non era ancora nato.

No, ha cominciato mio padre. Ora è un’attività di famiglia.

Eravamo alle tigri.

Servivano per uno spot.

Ed è andato tutto bene?

Certo, come sempre.

“Se tu mi chiedi una bestia io te la porto, deve stare bene, essere in forma. Deve stare tranquilla per tutto il tempo delle riprese. Non sempre è facile. Per esempio ci sono piccioni e piccioni. Ti serve che stiano fermi? O devono volare? In base alla scena portiamo tipi di animali diversi”.

Mi racconti di altro.

È una storia di anni, torniamo indietro ai tempi della Califfa.

Il film con Romy Schneider?

Esatto. 1970. Noi già lì c’eravamo.

Poi?

Con tutti: Fellini, Antonioni, Wertmuller. Ma anche mega-produzioni: Il Gladiatore.

Le tigri pure lì?

No, lì ci hanno chiesto dei tori maremmani.

Facile.

Sì, abbastanza. Poi Gangs of New York.

Non mi ricordo di particolari animali.

Maiali, piccioni, canarini.

Tutta roba facile.

Diciamo che ci sono altre complessità.

Tipo?

Per Io e te, Bertolucci ci chiese delle formiche.

Come delle formiche?

Sì, per una scena in particolare.

Ma come si trovano le formiche?

Con le larve. Ad Ascoli Piceno c’è un allevatore.

Ah, vedi…

Ma le difficoltà sono altre, non creda. Le zebre, per esempio.

Ma povere zebre.

No, le zebre sono peggio delle tigri, se si impuntano è finita.

Come finita?

Vede: quando ci chiamano noi garantiamo un servizio. Ovviamente i registi e i produttori non hanno le competenze, la professionalità.

Pensate a tutto voi.

Esatto. Se tu mi chiedi una bestia io te la porto, deve stare bene, essere in forma. Deve stare tranquilla per tutto il tempo delle riprese. Non sempre è facile.

E le zebre sono un disastro.

Mica sempre. Però sono animali particolari.

Mi dica di altri animali.

Dipende. Per esempio ci sono piccioni e piccioni. Ti serve che stiano fermi? O devono volare? In base alla scena noi portiamo tipi di animali diversi.

Ci vuole occhio per i piccioni.

Non scherzi. Vale anche per le galline.

Ma le galline non sono tutte uguali? Sempre galline sono, no?

Eh no! Se deve correre serve la livornese.

La livornese, certo.

Certo, sono quelle più predisposte. Gliel’ho detto, c’è una professionalità. L’altro giorno mia madre ne ha dovuta portare una a Bolzano.

E come l’ha portata?

In treno. Col trasportino.

Vabbè. Mi immagino sui cani.

Lì è un settore a parte. Ci sono allevatori specializzati. Certo…

Perché sorride?

No, niente, mi ricordo quella volta che Wes Anderson…

Dica, dica, che ai lettori di Link Wes Anderson piace.

Gli serviva un cane a tre zampe.

Quello de Le avventure acquatiche di Steve Zissou!

Quello. Lei capisce che qui l’esigenza del cliente era molto ricercata.

Beh…

Ma noi l’abbiamo trovato.

E dove si trova un cane a tre zampe?

È stato faticoso, ma tramite contatti ci hanno segnalato una signora che lo aveva.

Meno male, temevo il peggio.

Non si azzardi a ironizzare, gliel’ho detto che noi gli animali li amiamo.

Altre richieste strane?

Le cinciallegre. Una volta me ne hanno chieste quaranta.

Eh, in effetti…

In Italia ce n’erano solo otto.

L’annoso problema delle cinciallegre italiane.

Col taglio bianco sull’occhio sono introvabili.

E lei?

Le ho trovate all’estero. A peso d’oro.

Ma è un lavoro in cui si guadagna bene?

Dipende dalle fluttuazioni del mercato. Noi siamo forti e resistiamo, ma in alcuni periodi si lavora di meno.

Mi dica della tv.

Lavoriamo soprattutto con le serie tv.

Don Matteo!

Esatto. Lì servono tanti animali domestici.

Vabbè, e cosa ci vuole?

Non sottovaluti. Più difficile, per esempio, sempre con Terence Hill, Un passo dal cielo.

Quello sulle guardie forestali.

Lì volevano tigri bianche, aquile, non semplice.

Eh no.

O sennò ci sono le chiamate di emergenza. Edo: me servono du’ sorci per domani.

Du’ sorci.

Ma spesso sono amici, siamo in ottimi rapporti, e glieli trovo.

Andiamo avanti.

Una mucca per Superquark.

In scioltezza.

Un cammello per Fiorello.

Ma quello famoso in cui c’è Mike Bongiorno vestito da Lawrence d’Arabia?

Quello.

Incredibile.

Poi una volta di cammelli ne ho portati quattro, e anche due dromedari, dalla Clerici.

Uh, questa già meno facile.

Tra l’altro lì una bestia mi si è imbarazzata…

Temo di aver capito…

Può succedere. Ma è finita con un sorriso. Per fortuna ero lì accanto.

Perché, lei spesso compare insieme agli animali?

“O sennò ci sono le chiamate di emergenza. Edo: me servono du’ sorci per domani. Ma spesso sono amici, siamo in ottimi rapporti, e glieli trovo. Una mucca per Superquark. Un cammello per Fiorello. Poi una volta di cammelli ne ho portati quattro, e anche due dromedari, dalla Clerici”.

Certo! Sono stato cammelliere, re magio, poliziotto con i pastori tedeschi… Bisogna essere pronti a gestire l’imprevisto.

Mi scusi, ma qui volevo arrivare. Ne capiteranno, no?

Come ne capitano in tutti i lavori.

Beh, ma un conto è un ospite che non si presenta, e un conto…

Un conto un ippopotamo che si è eccitato durante una scena di Zoolander 2.

Ecco.

Lo strusciamento con un telo di latex è stato fatale.

Ippopotami e latex: mai insieme!

Per fortuna ce l’avevano chiesto pigmeo, una bestia da 400 chili. Uno normale può arrivare alle due tonnellate.

Fermiamoci qui, ho capito.

Per il resto poche cose: un cane un po’ incazzato con Clooney in The American, ma niente di che.

E certo, dopo l’ippopotamo col latex non ha nulla da temere.

Altre richieste strane… Vediamo: una volta volevano uno scimpanzé che portasse delle fedi, un’altra volta un maiale che andasse sugli sci.

Sono estasiato.

Poi ci sono richieste tipo gli insetti per lo show di Paolo Bonolis.

Quelli nella teca!

Esatto, troviamo anche quelli.

Ma senta, ma la famosa giraffa di Sorrentino, quella della Grande bellezza, pure quella era vostra?

No, quella era fatta al pc.

Noooo! Delusione!

L’anno prima, nel 2012 mi pare, c’era stato quell’incidente con la giraffa fuggita per le strade di Imola e poi abbattuta.

Ah, e quindi niente giraffe per un po’?

Esatto.

E l’uccellino di Del Piero, quello della pubblicità?

Quello è nostro.

Facciamo delle considerazioni di mercato: il cinema e la tv italiani sono una buona piazza?

Io li amo, quindi è sempre bello lavorare qui. E per ciò che riguarda la burocrazia mi pare si stia andando nella direzione giusta.

[Parlare con Edoardo Martino è un’esperienza: uno si sofferma sul colore e sugli aneddoti ma dietro c’è un mondo fatto di passione, sapienza imprenditoriale e amore per gli animali. La sua società si chiama Zoo Grunwald e ha un sito meraviglioso dove ci sono i video di tutte le produzioni cui ha partecipato, una cosa molto divertente, soprattutto ascoltando tutte le storie.]

Mi tolga un’ultima curiosità.

Dica.

Gli animalisti la odiano?

L’animalista vero sono io! Non esiste docilità se l’animale viene maltrattato.

Avrà un aneddoto anche qui, no?

Una volta ero in via Condotti.

Siamo a Roma, centrissimo, salotto della città.

Stavo passeggiando con una pecora al guinzaglio…

Certo, e come no.

Quelli avevano un banchetto e mi vedono. Vengono lì, mi circondano e parte il battibecco.

Come è finita?

In caserma. Ma sa quanti selfie volevano farsi tutti insieme alla pecora?


Francesco Caldarola

Inizia all'ANSA, poi ha scritto per i giornali e soprattutto programmi per la tv: La7, Mediaset, Sky e ora Rai. Porta spesso la cravatta.

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