Da animali domestici a superstar virali, i gatti hanno conquistato il web. Nel passaggio dalle prime celebrità, come Grumpy Cat, alla proliferazione odierna di gatti famosi per cinque minuti, si manifesta anche una radicale trasformazione del nostro rapporto con la celebrità.
Se nel 1990 una ragazzina avesse voluto vedere delle immagini – fisse o in movimento – di gatti, avrebbe trovato ben poco. Qualche calendario kitsch, un manuale sulle razze (spesso con vecchie foto in bianco e nero), riviste sugli animali con una netta sovra-rappresentazione di cani, e una manciata di film poco recenti: Il gatto venuto dallo spazio, L’incredibile avventura, FBI – Operazione gatto. Sedici anni dopo, nel 2006, su Youtube sarebbe stato caricato il primo video di gatti a diventare virale: “Pajamas and Nick Drake”. Da lì, sarebbe stata tutta in discesa. Ciò che prima era una rarità – la disponibilità di contenuti con i gatti – sarebbe diventata la norma in un batter d’occhio. Tutt’ora è un aspetto così caratteristico della nostra esperienza online che la frase “Internet è fatto di gatti” è un assioma. E in effetti, se i gatti vi piacciono, o se li trovate semplicemente divertenti, i social vi regaleranno un feed quasi interamente felino-centrico. Potreste scrollare per ore e vedere soltanto foto e video di gatti.
Very Important Cats
Insieme a YouTube, il principale motore di diffusione dei gatti su Internet sono stati i meme e in particolare – negli Stati Uniti – il sito I Can Haz Cheesburger, che ha canonizzato il concetto di LOLCat, il meme divertente con la scritta sgrammaticata, sgrammaticata perché… be’, come dice Penny in The Big Bang Theory quando deve spiegarlo a Sheldon, “Perché è un gatto e non sa parlare bene”. In Italia sarà il pescaggio da Buzzfeed e Tumblr (più conosciuti da noi) e la condivisione su Facebook e Twitter a portare i meme gattosi al grande pubblico. Ed è da un meme che parte la storia di uno dei felini che hanno fatto l’epoca d’oro dei gatti di Internet. La didascalia diceva “I had fun once. It was awful”, il gatto (anzi, la gatta) era Grumpy Cat, e in meno di dieci anni avrebbe raggiunto un patrimonio netto di cento milioni di dollari.
Ma non era la sola. Se Tardar Sauce (questo il vero nome della gatta immusonita) diventò famosa nel 2012, l’anno prima era esploso il fenomeno di Lil Bub, la gattina affetta da nanismo con la lingua di fuori, mentre già nel 2009 Maru, lo Scottish Fold giapponese con la passione per le scatole di cartone, aveva conquistato YouTube. Erano celebrità immediatamente riconoscibili, ubique, universali, attorno a cui tutti gli amanti del carino e del LOL si riunivano. Per anni hanno prodotto contenuti mediali diversi, cementando la loro fanbase e il loro brand. Tutto effimero, se si pensa che il loro picco è durato una manciata di anni, ma solido se lo si paragona a quello dei micro cat influencer di oggi.
È da un meme che parte la storia di uno dei felini che hanno fatto l’epoca d’oro dei gatti di Internet. La didascalia diceva “I had fun once. It was awful”, la gatta era Grumpy Cat, e in meno di dieci anni avrebbe raggiunto un patrimonio netto di cento milioni di dollari.
Grumpy Cat è apparsa diverse volte in tv, in programmi come il Today Show, Good Morning America, American Idol, The Bachelorette. Ha pubblicato due libri e un videogioco. È stata “intervistata” da Forbes ed è finita sulla copertina del New York Magazine (un altro gatto, quello di Taylor Swift, è comparso sulla copertina del Time l’anno scorso, ma non ci sarebbe arrivato da solo se non fosse stato per la cantante). Ha fatto una pubblicità dei Cheerios, ha una statua di cera esposta al Madame Tussauds e il suo merchandising è virtualmente infinito. È anche stata la protagonista di un film (di scarso successo), opportunamente doppiata da Aubrey Plaza. Nel 2013 è apparsa nel documentario di Lil Bub, Lil Bub & Friendz, che è stato presentato al Tribeca Film Festival e vantava una lista di ospiti molto particolare, tra cui Nyan Cat, il gatto di pixel creato dall’unione di un felino e di una Pop Tart, che avanza all’infinito lasciando una scia di arcobaleni su una colonna che ripete “nyan nyan nyan” (nel film compariva il suo creatore Chris Torres, che nel 2021 ha venduto l’immagine come NFT per seicentomila dollari). Lil Bub ha un curriculum simile a quello di Grumpy Cat, ma è anche stata host di un suo talk-show, “Lil Bub’s Big Show”, e ha incontrato Robert De Niro. Il suo padrone, Mike Bridavsky, si è dedicato alla beneficenza, evitando le critiche che sono piovute sui padroni di Grumpy Cat, accusati di sfruttare la gattina dalla salute già compromessa.
Se Grumpy Cat e Lil Bub hanno recitato insieme, è perché le grandi star feline interagivano tra loro. Raccoglievano fondi, si incontravano ai festival, si mandavano i saluti, e a volte si trollavano. L’himalayano Colonel Meow è morto a soli due anni, ma ha fatto in tempo a vincere il Guinness dei primati per il gatto con il pelo più lungo del mondo e a farsi la fama di amante del whiskey. Uno dei suoi video più famosi è quello in cui insulta Boo, “il cane più carino del mondo”, ovvero la cosa più assimilabile a una star felina, per dimensioni (era un Pomeranian), per filosofia (quella del “carino”, appunto) e per modello di business (libri, comparse in tv, merchandising).
Dall’altro lato dell’oceano, il “gatto più famoso di Internet”, Maru, si mostrava invece più riservato. La sua padrona non si è mai fatta riprendere in video e nessuno può contattarla direttamente dato che ogni comunicazione passa attraverso la sua agente. Il mistero che circonda il gatto giapponese è totale. Non si sa neanche in che città vive, solo che è capace di entrare anche nei contenitori più piccoli, che gli piace sonnecchiare su uno sgabello a forma di mucca e che adesso ci sono altre due gatte in casa con lui. Difficile stimare il suo patrimonio netto, tra merchandising, libri e video, ma nel 2016 ha vinto il Guinness dei primati come gatto più popolare di YouTube.
Non ci sono più le cat star di una volta
Quando i meme di Grumpy Cat esplosero, stava finendo una delle serie tv che hanno caratterizzato gli anni Dieci: Breaking Bad. I meme con Tardar Sauce e quelli con Walter White viaggiavano in parallelo. Erano fenomeni condivisi. Il mondo dei contenuti andava espandendosi, ma non si era ancora arrivati alla plenitudine digitale, che in questo contesto avrebbe portato alla frammentazione delle cat celebrity e a una sovrabbondanza di contenuti felini, un mondo in cui tanti gatti spiccano poco e senza produrre la stessa coesione delle star degli anni Dieci. I gatti famosi ci univano, come certe serie tv. L’ultima puntata di Lost è stata trasmessa nel 2010. Mad Men è andata in onda dal 2007 al 2015, How I Met Your Mother è finita nel 2014, lo stesso anno in cui è morto Colonel Meow. Poi, nel 2019, si è concluso Game of Thrones. È quando se ne sono andate Grumpy Cat e Lil Bub, accompagnate dai coccodrilli di CNN, Time, The New York Times, The Guardian, BBC, People. Il 2019 è stato l’anno che ha segnato la fine di un’epoca d’oro nell’esperienza delle serie tv in streaming e delle star feline di Internet. Prima della pandemia sono scomparsi quei totem che per anni avevano agito da collante. Quando una persona postava un meme o un video di Lil Bub, Grumpy Cat o Maru, sapeva che il gatto sarebbe stato riconosciuto per nome, con tutti i tratti a lui associati, e che avrebbe comunicato uno stato d’animo. Grumpy Cat era cinica, negativa, annoiata. Lil Bub, al contrario, felice, ingenua, buona. Maru è pacioccone, goffo, testardo. Era un linguaggio universale fatto di tre elementi. E anche se Maru è ancora vivo, la sua notorietà si è stabilizzata. Come un classico, fa parte del “catalogo” di YouTube, sullo sfondo. Non vive più nello stesso humus.
I gatti famosi ci univano, come certe serie tv. L’ultima puntata di Lost è stata trasmessa nel 2010. Mad Men è andata in onda dal 2007 al 2015, How I Met Your Mother è finita nel 2014, lo stesso anno in cui è morto Colonel Meow.
I gatti famosi del presente hanno un seguito più limitato rispetto ai vecchi – dai centomila ai cinquecentomila follower contro i milioni delle grandi star –, non “girano” film e non si incontrano. La loro fama può durare un paio di mesi o un paio d’anni e rimane circoscritta agli amanti dei felini. Non entrano spontaneamente nella cultura popolare a meno che non siano agganciati a istituzioni o personaggi già affermati, come star della musica (la già citata Taylor Swift, che ne ha tre), stilisti (Choupette, orfana di Karl Lagerfeld) o organi di governo (Larry the Cat, il gatto di Downing Street). A volte non hanno “nomi”. Uno dei gatti americani più seguiti è Apollo, un enorme British Shorthair che si lamenta in continuazione con le sue padrone, ma l’account Instagram porta il nome dell’allevamento da cui proviene, non il suo. L’handle di Mango, la grossa e pigra soriana coreana, è @bo_mang_co. Non ci dice molto. Poi c’è Uni – @unico_uniuni –, diventato famoso perché somiglia a un’animazione che girava molto l’anno scorso (Maxwell the Cat Theme). Tra i felini noti di oggi c’è anche Walter, che è arancione e molto espressivo, ma soprattutto ha una padrona dalla voce da ASMR che riscuote molto successo quando lo paragona a un Dorito o recita il suo lunghissimo “nome da mago”. Anche Noodles deve la sua fama in parte alla sua padrona, l’artista Rebecca Salinas, che ritrae i suoi occhi spiritati e le sue pose sgraziate in quadri bellissimi. I grandi numeri non li ha un felino, ma un ragazzo americano che passeggia per la sua città in cerca di gatti normali, che escono sul cortile davanti casa e vanno a salutarlo: Christopher Watson (@catluminati), 2,2 milioni di follower su TikTok. È lui la star, non loro.
A volte gli stessi gatti, più o meno noti, ci compaiono più volte su TikTok o Instagram senza che ci resti impresso il loro nome o che ci si decida a seguirli. Tanto i social ce li riproporranno ancora, se ci piacciono. O ce ne mostreranno altri, moltissimi altri.
Chi ha ucciso le cat star di una volta? TikTok? La plenitudine digitale? È stato lo stesso sistema che ci ha abituato a fare binge watching di serie true crime di cui ci dimentichiamo dopo una settimana? “Grumpy Cat è morta ma Internet l’aveva uccisa già da tempo” titolava un magazine online nel 2019. Oggi Internet, di gatti, ce ne ha dati ancora di più. Ma nessun giornale scriverà più un articolo quando morirà uno di loro.
Francesca Mastruzzo
Lavora in editoria come redattrice e traduttrice dall’inglese e dal russo. Ha scritto per A, The Towner, Finzioni, il Venerdì di Repubblica.
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