Piccoli fans
Corpi più o meno conformi
L’adolescenza è anche ossessione per il corpo che cambia. E se tutto accade tra Instagram e TikTok, le cose si complicano.
Mi è capitato diverse volte di sentire i ragazzini prendersi gioco dei dogmi dell’inclusione dei corpi “non conformi”; e parlo di bravi ragazzi, che in realtà quei dogmi li rispettano a puntino, e che a differenza di qualche comico non userebbero mai il termine ritardato. Eppure quando gli dici “mettiti la crema per l’acne” ribattono “stai per caso facendo body-shaming?”. E se ci sentono usare la parola grasso, anche riferito al prosciutto, urlano dal joystick: raga, dai, si dice curvy. Evidentemente pensano che a tutta la faccenda della positivity nessuno creda fino in fondo: o quantomeno che la società non stia affatto prendendo la forma che vorrebbero gli influencer pagati dai brand negli adv.
Su Instagram, una bellissima mamma paraplegica nelle stories fa i fitcheck giornalieri: consiglia abiti pratici da infilare in sedia a rotelle e non manca mai di citare i marchi dei capi o il modello di epilatore più adatto alla sua disabilità. Una curvy influencer che fa campagne per il “pianto libero” (queste sì, abbracciate in toto dalle nostre teen, purtroppo solo femmine) inquadra da vicino i suoi morbidi anelli di carne, poi scrive: grazie al tal modello di intimo non mi vergogno più delle forme. O: grazie dopo l’x percorso di mindful-eating ho fatto pace con il mio corpo. È dal tempo della prima grande campagna body positive, quella della Dove sulla Real Beauty del 2004, che i marchi si appropriano dell’ideologia virtuosa, sfruttandola più per lustrare la propria immagine che per cambiare il livello di autostima dei giovani. Tanto che perfino i ragazzini ci credono tanto quanto a Babbo Natale. E l’insoddisfazione corporea degli adolescenti, rispetto ai decenni dei media tradizionali, risulta addirittura aumentata. Adesso, più che allora, le undicenni pretendono trucchi, maschere, cerette e tutti gli altri prodotti anti-imperfezioni dei quali una volta potevano restare all’oscuro, e che ora vedono su Instagram. Un altro fenomeno diffuso tra le ragazze è quello del profilo segreto sui social: c’è quello ufficiale dove le seguono anche i genitori, e quello nascosto dove le segue tutta la scuola, e – solo se hanno corpi molto conformi – si mostrano allo specchio in biancheria intima, atteggiamenti provocanti e perché no una sbafata di sigaretta elettronica.
Su TikTok, le cose vanno in modo un po’ diverso. Alcune ragazze mi raccontano: noi su Instagram non andiamo, seguiamo solo poche cose, gli amici e Torcha per informarci. Le pubblicità le saltiamo. Passiamo la maggior parte del tempo su TikTok. Per carità, anche qui prevale il modello dominante, ma, cercando con hashtag, sbucano tante teenager intente a strizzarsi e a far ballonzolare la ciccia di troppo nelle loro camerette con una ridicola musica indie; in un altro riquadro, una ragazza con un viso deforme fa il suo video di make-up come nulla fosse, senza essere pagata da un brand. Le ragazzine con i background culturali più solidi si identificano in questo tipo di narrazioni autoironiche e giurano sui loro baffetti che non avranno mai bisogno del piegaciglia. Ma tanto dopo vanno a scuola, visualizzano le stories di quelle che hanno il profilo segreto, e nel pomeriggio sono già in cameretta a fare gli esercizi per tonificare il doppio mento con un tutorial di YouTube.