TikTok, Sorrisi & Canzoni
CorporateTok, la rivincita degli impiegati
Non di solo spettacolo vive la piattaforma: anche il lavoro, pubblico e privato, è visto con sguardo caustico e disincantato.
CorporateTok è il lato post-marxista di TikTok, un luogo virtuale dove gli impiegati si riappropriano della loro personalità contro lo svuotamento identitario che le grandi aziende multinazionali esercitano su di loro. Anche questa specie di lotta dall’interno all’economia turbocapitalista inizia con il lockdown, quando i lavoratori nel terziario si sono ritrovati a dover lavorare da casa, scoprendo che quello che prima facevano in 8 ore di ufficio poteva essere fatto in 15 minuti dal loro divano. Già in ufficio avanzava del tempo per lasciare qualche commento indignato su Facebook, ma con la pandemia il surplus di tempo libero è aumentato, motivo per cui in molti hanno deciso di scaricare la “piattaforma dei giovani”, mentre altri più intraprendenti si sono messi a fare i content creator. I video su TikTok a tema impiegatizio sono sempre esilaranti: ci si prende molto in giro, si fa il verso a certi roboanti post su LinkedIn scritti in piena estasi calvinista su cambi di carriera, nuove posizioni raggiunte, burn-out must have. In Italia, i tiktoker di riferimento che attingono dal mondo del lavoro sono due: l’ormai notissimo Frank Gramuglia, dal settore privato, e Alberico di Pasquale, con il mitologico posto fisso.
Una volta a raccontare la frustrazione dell’impiegato c’era Franz Kafka, poi è venuto il ragionier Fantozzi. Frank Gramuglia invece è il classico millennial che ha preso il “pezzo di carta”, tanto agognato dai genitori boomer che sognavano un riscatto sociale. Ha un diploma da perito informatico, ma ammette di non saper usare il computer, ha la laurea in scienze politiche ma di politica non sa nulla. Finisce a lavorare nel settore alberghiero, ma da impiegato i lavori si somigliano tutti: riunioni che potevano essere mail e mail che non legge nessuno, stipendi miserabili, capi il cui tratto distintivo è l’incompetenza, colleghi che si vantano di fare straordinari non retribuiti. Gramuglia nei suoi video non ride mai, però suda mentre toglie le fette di prosciutto che ogni impiegato ostinatamente tiene sugli occhi, per non vedere quel che è: il lavoro in ufficio fa schifo. Troppo mal pagato e astratto per dare soddisfazione, troppo comodo per potersene lamentare davvero. Una macchina infernale generatrice di frustrazione perenne, di chi ha studiato troppo per fare lavori assolutamente inutili. È una comicità greve, piena di parolacce enfatizzate dalla erre moscia, che però non smette di far ridere: dice ad alta voce quello che tutti gli impiegati pensano del capo e dei colleghi, dei progress e delle call, dello stipendio misero e del biliardino nell’open space.
Alberico Di Pasquale, invece, dà una sua interpretazione personale alle gag sul posto fisso di Checco Zalone. Faccia paciosa, papà di una bambina con una piccola disabilità: invece di chiedere soldi e fare appelli online (come fanno altri), si è messo a fare video lievi e divertenti. Il suo lavoro è quello di tecnico informatico in una scuola, e nei suoi video parla di professori e bidelli la cui vita professionale converge sulla macchina del caffè, ma anche di impiegati comunali e tele-operatori dell’Inps. Conferma che i cliché sul posto fisso non sono cambiati. Quando il dipendente privato si ammala, va comunque a lavorare simulando abnegazione e sacrificio. Quando il dipendente pubblico si ammala chiama l’ufficio dicendo che prenderà 15 giorni di malattia, e saluta tutti aggiungendo “ci rivediamo tra un mese”. Alberico ne ha per tutti e spazia sui vari temi legati ai jobs: dagli ostacoli per andare in pensione, agli idraulici iper-richiesti che emettono quattro fatture in un anno. Ma quand’è che il mondo del lavoro è diventato così ridicolo? Almeno CorporateTok prova a riparare con ironia quella che sembra oggi un’insanabile frattura tra le parole “lavoro” e “dignità”.