Supermarket
Gli infiniti omaggi al Napoli calcio
Tra artigiani e prodotti industriali, sono decine i prodotti che salgono in corsa sul carro del vincitore. Dello scudetto.

All’inizio è stata la torta Osimhen, che in qualche modo ricorda l’attaccante del Napoli: una torta i cui ingredienti più visibili sono il cioccolato per il viso e la granella di nocciole per i capelli (su cui naturalmente si appone l’ormai notissima mascherina nera). Rilanciata entusiasticamente su qualsiasi social, quindi mostrata su tv e giornali fino al consueto epilogo: consegna festosa al centravanti sorridente a favore di telecamera. Ma rapidamente si è perso il controllo. Ed è spuntato qualsiasi cibo a tema Napoli. Ora che tutti possono farsi influencer e imprenditori sono spuntati il panino Osimhen, la pizza Osimhen, le mimose Osimhen, perfino il pancake a forma di pene, e poi ancora “la linguina con tartare di gamberi, crema di piselli su besciamella di mare con un po’ di colorante azzurro”, l’uovo di Pasqua, il cocktail “Farfalla azzurra” con gin della Tasmania ovviamente azzurro, le torte scudetto, varie birre artigianali (tra cui si segnala la bella bottiglia con San Gennaro di Assafà), e ancora, ancora, ancora.
Ma se nel campo dell’artigianalità, pasticcieri, tiktoker, panettieri, mastri birrai – e chi più ne ha più ne metta – si sono dati da fare, altrettanto è capitato nel campo dell’industria alimentare. La pasta Garofalo ha realizzato l’apposito formato Enne: una pasta rotonda come un pallone con al centro la N del Napoli. Lanciata anche con un divertente spot di Pierluigi Pardo che fa la telecronaca di un piatto di pasta allo scarpariello, adesso in vendita su Amazon alla cifra di 7,90 euro al pacco (da 500 grammi). Pure il caffè Borbone ha realizzato un prodotto per l’occasione, Mia Magica Napoli nel cuore, con trenta frasi diverse ispirate a Napoli, dunque collezionabili, attorno alle cialde pronte. In Georgia è apparsa una Coca-Cola con il volto di Kvaratshkelia, campione autoctono, ma il Napoli ne ha fatto interrompere il commercio perché detentore dei diritti di immagine del calciatore. E poi ci sono pure i confetti Crispo del Napoli, il Santero 958 del Napoli, lo spumante Astoria del Napoli, le Amica Chips di Maradona. Si aggiungono tutte le aziende che hanno voluto acquistare spazi pubblicitari per celebrare, omaggiare o festeggiare lo scudetto acquistando cartellonistica e pagine di quotidiani. Kimbo “il caffè preferito dai napoletani”, Juan Jesus, Zielinski e Simeone in mutande per la pubblicità di Yamamay, Gotech+ la valigia dei campioni con Di Lorenzo in abiti civili, trolley e pallone al piede, il latte Berna che diventa B3rna per la “colazione dei campioni”, il pallone con dei ritagli di cravatte di Marinella al posto degli usuali esagoni neri, “Acqua Lete ci ha sempre creduto” (è lo sponsor da anni), Amazon, la catena di supermercati Decò, Msc Crociere, Sannino Group distributore di Italo l’estintore che si limita a un “Grazie ragazzi”, Italia Paghe, Ftg Home azienda di ventilatori, il vino Moio rosso, Euronics (“Sarò con 3”), Mirò il profumo dei tifosi, Ranieri impiantistica, R-store, il Consorzio Mozzarella di bufala, EA7, Kiton, la Fiammante, Banca di Credito Popolare.
E poi ci fermiamo. Ma per stanchezza, non perché siano finite. Al punto che le pagine pubblicitarie senza un “grazie ragazzi” o un’allusione al 3 o un calciatore del Napoli sui quotidiani o sulle tv locali fanno ormai venire il dubbio: “cos’ha questa azienda contro il Napoli calcio? Sono pure loro tifosi di qualche squadra del Nord?”. Battutine a parte, c’è sia un effetto bandwagon, sia quella infantilizzazione del tifo per cui davanti a due prodotti in tutto e per tutto uguali si sceglie quello marchiato della propria squadra, sia soprattutto un’identificazione tra squadra e città che non ha paragoni nel resto del Paese.