Cartoline dalla televisione mainstream
Ride bene chi ride ultimo
Quando le piattaforme si travestono da generaliste, anche per colmare le lacune rimaste altrove.

Cosa sarebbe successo se LOL: chi ride è fuori fosse andato in onda su Raidue o Italia 1? Avrebbe avuto lo stesso successo o lo avremmo liquidato come l’ennesima evidenza di un biennio funesto? Non abbiamo la controprova, ma la sensazione è che sarebbero bastati i titoli di testa (“Pintus”) per finire a ubriacarci guardando vecchi spezzoni di Avanzi o Mai dire gol. Invece eccoci su Amazon Prime Video, senza un futuro e senza un piano vaccinale serio all’orizzonte, talmente disperati da ridere fino alle lacrime con gente che per campare si fa chiamare Fru. Come siamo arrivati a questo punto?
Stiamo parlando di un format con varie declinazioni in giro per il mondo, di un cast trasversale e di un’idea abbastanza sciocca da piacere a chiunque: vince chi riesce a non ridere malgrado le gag cretine degli altri concorrenti. L’effetto esilarante è amplificato dal fatto che tutti abbiamo fatto questo gioco (chi non ride con le smorfie di Matano evidentemente all’asilo leggeva già Tolstoj, o forse non è mai andato all’asilo, troppo da poveracci). Insomma, il famoso minimo comun denominatore che la generalista ha nel dna ma che non riesce più a trovare ché la diritta via è ormai smarrita, soprattutto nella comicità.
Mettiamo infatti che io voglia sottrarmi al flusso di tragedie, sfighe e psicodrammi italo-russi di gente scomparsa per farmi due risate, a chi devo rivolgermi? Quelli bravi sono in pensione o in panchina, i nuovi (Raimondo, Lundini, Fanelli) sono ancora usati come tappabuchi. Seriamente, chi rimane? Brignano? Crozza? Le Iene? Il punto è che reti che hanno fatto la storia del varietà comico oggi sono troppo impegnate a fare l’1% in prima serata e non hanno tempo per il divertimento intelligente. In un sistema televisivo maturo autori come Benincasa e Bottura lavorerebbero senza sosta, Cucciari avrebbe già condotto tre Festival di Sanremo e non soltanto programmi random di cui il pubblico si accorge quando smettono di andare in onda. Con un’offerta davvero ampia ci sarebbe posto anche per titoli più leggeri come LOL, e noi saremmo liberi di fare gli snob persino con Elio e Caterina Guzzanti. Ma la realtà è diversa. Le piattaforme streaming hanno budget, libertà e una patina di perenne novità che sembra inscalfibile. Il paradosso è che riescono a sbancare tutto proprio quando si travestono da generaliste. Vale per certe discutibili fiction ispanofone e vale per certi programmi comici che ci fanno ridere a nostra insaputa.