Combat format
Il valore dell’inclusività
Le televisioni di tutto il mondo raccontano realtà sempre più diverse. E lo fanno con giochi, factual, ed emozioni.

“Inclusività” è – a ragione – una delle parole-chiave della contemporaneità. Ed è naturale che i format, che della contemporaneità sono lo specchio, nel migliore dei casi, riflettano anche questa tendenza. Si tratta di un mondo sfaccettato e complesso, che contiene al suo interno molteplici filoni eterogenei. Ci sono le tematiche Lgbtq+, i cui contenuti, comparsi nel panorama mediale relativamente di recente, si sovrappongono quasi per intero al trend “All You Need Is Love”, sul trionfo dei dating show. Uno dei precursori è I Kissed a Boy, annunciato come il primo dating show gay della tv. Dieci ragazzi single sono alla ricerca dell’amore, ma la novità è un’altra: “non appena si incontrano, si baciano. Niente chiacchiere, nessun flirt, solo un momento degno di una commedia romantica che potrebbe togliere il fiato”. Così Bbc ha annunciato il format, quasi un anno e mezzo fa. In seguito è arrivato Coming Out For Love, il primo dating show omosessuale femminile e infine, a giugno scorso, Love Allways, il primo “pansexual dating show”. Inizialmente circoscritto al solo ambiente anglosassone, il filone si sta ora consolidando anche in altri territori, come dimostra il caso di The G-List, un factual sudafricano che racconta la vibrante comunità queer di Johannesburg.
Ci sono poi i programmi sulla disabilità, con una storia più lunga alle spalle. Format, per esempio, che hanno per protagonisti persone con la sindrome di down, con titoli che sfruttano in modo autoironico il gioco di parole (Upside Down, Down the Road, Down For Love), sono diffusi da tempo. Anche in questo caso, però, si sta ora assistendo a uno sviluppo importante, con titoli caratterizzati da un linguaggio privo di retorica e davvero inclusivo. Gli esempi sono molti: si va da Unbelievable Me, trasmesso anche in Italia con il sottotitolo “storie straordinarie”, a Sexy Hands, interessante dating per non vedenti; da How “Mad” Are You, che, come dice il titolo, ha come protagoniste persone affette da disturbi mentali, fino a Little Women, con le avventure di un gruppo di donne affette da nanismo. E c’è pure un piccolo classico: The Restaurant that Makes Mistakes. Quattrodici giovani protagonisti con varie forme di demenza aiutano un cuoco stellato a gestire il suo ristorante di Bristol, per poi dar vita a un loro business. Semplice e toccante.