immagine di copertina per articolo Ogni Maledetta Mattina

Ogni Maledetta Mattina

Un autore tv alle prese con la tv del mattino, tassello dimenticato di ogni palinsesto. Alcune testimonianze di chi quei programmi li fa, e ci racconta come funzionano.

Uno spettro si aggira per i palinsesti nazionali: la tv del mattino. Lasciamo stare la prima serata, la Champion’s League della televisione, quella dove tutti vogliono andare, apparire, o comparire. E lasciamo stare anche la seconda, di serata, che ormai non esiste più, o comunque è appannaggio solo dei venerati maestri come Vespa, Chiambretti, Lerner etc. (“perché costa rispetto agli investimenti pubblicitari!”, ti dicono, ma dove vuoi sperimentare, se non lì?). E lasciamo stare pure il pomeriggio: quest’anno hanno preso tutti ad agitarsi anche sul pomeriggio, che per anni non importava a nessuno, e ora pare che tutto dipenda solo da cosa va in onda dalle due alle sei, elevando a maître-à-penser la mitologica casalinga meridionale che guarda la tv mentre stira. Sulla tv del mattino invece niente, lei scorre placida da lustri, gli scossoni delle altre fasce sono echi lontani. Allora ci siamo detti, qui a Link: ’spetta un attimo, andiamo a vedere chi e cosa, chi conduce, quanti ascolti fa, chi la guarda.

Silvia Motta, la signora degli ascolti

Pronto Silvia Motta?

Ciao Francesco, come stai?

[Silvia Motta, la leggendaria signora degli ascolti, volto di Tv Talk, è la cassazione in materia. Vuoi sapere perché l’ospite tal dei tali non ti ha funzionato? Chiami la Motta. Il tuo programma è in picchiata e le hai già provate tutte? Chiami la Motta. Dove sono finiti tutti quegli anziani over 65 del centro Italia che dovevano essere lì a guardarti e invece si sono sparpagliati sui canali satellitari o sulle repliche dei talent? Chiami la Motta. Non c’è autore di nessun canale, di nessuna rete, che non abbia chiamato la Motta almeno una volta nella vita. È per questo che quando vede il nome di uno di questi comparire sul display del telefono lei sospira. Però poi, paziente, risponde, aiuta e consiglia tutti].

Senti, devo fare questo pezzo sulla tv del mattino. Intanto chi la guarda?

[sospiro] Beh, in maggioranza, ovviamente, chi non lavora e chi non va a scuola, quindi un pubblico tradizionalmente più anziano e casalingo.

Ma sempre? Per tutta la mattina?

Gli adulti ultra sessantacinquenni costituiscono più di un terzo della platea tv lungo tutto l’arco della mattinata, con percentuali maggiori di quanto accada in altre fasce orarie. Mi pare un’evidenza rilevante.

E cosa funziona la mattina?

La nostra tv concentra l’informazione nella prima parte della mattinata per dare l’opportunità a chi deve andare a lavorare di informarsi sui fatti della giornata. È uno schema che funziona. Il pubblico si abitua agli schemi, ma non è detto che sia un modello imperituro e che in futuro non si arrivino a collocare generi improbabili alle nove del mattino, per accontentare maggiormente un certo tipo di target.

Target più maschile o femminile?

La platea del mattino è costituita prevalentemente da donne.

E la platea cresce nel corso della mattinata?

Sì. Considerando il 2017, dalle 9 a mezzogiorno il pubblico cresce di 700 mila individui rispetto alle prime ore del mattino.

Un’ultima cosa: ma a quest’ora si magnano tutto le reti generaliste?

Le reti generaliste tutte insieme si accalappiano circa la metà del pubblico dalle 7 alle 9, ma nel corso della mattinata perdono qualche punto di share a favore delle tematiche. In questo sparpagliamento, il pubblico maschile risulta più eclettico nella scelta dei canali, mentre le donne sono più fedeli alla tv generalista, o forse è la tv generalista che si rivolge maggiormente alle donne.

Tutto chiaro.

Bene. È per un pezzo che mi chiedi queste cose, mi hai detto.

Esatto! Per Link. Idee per la televisione.

[sospiro] Ma certamente. Ciao Francesco, a presto.

Grazie Silvia cara, a presto.

Quest’anno hanno preso tutti ad agitarsi anche sul pomeriggio, che per anni non importava a nessuno, e ora pare che tutto dipenda solo da cosa va in onda dalle due alle sei, elevando a maître-à-penser la mitologica casalinga meridionale che guarda la tv mentre stira. Sulla tv del mattino invece niente, lei scorre placida da lustri, gli scossoni delle altre fasce sono echi lontani.

Franco Di Mare, il brand della mattina

Per capire cosa sia Saxa Rubra prima delle 6 del mattino è necessario guardare i video che circolano via Whatsapp tra i dipendenti della Rai: c’è chi ha fotografato una volpe, chi – tantissimi – le pecore, chi famiglie di cinghiali che attraversano la strada. Una volta si è sentito un tecnico dire che aveva visto un cervo fuori dalla palazzina E. È in un contesto simile, tra chi smadonna e chi sbadiglia, che invece, in uno splendido spezzato sartoriale, tra i vialetti dell’azienda pubblica si fa strada lui, il king: Franco Di Mare. L’uomo che, puntuale, alle 6.42, sveglia gli italiani da oltre 15 anni con Unomattina: ormai si pronuncia tutto attaccato, francodimare, e si scrive in sigla, fdm, perché è un brand, una certezza, una colonna del servizio pubblico. Sono rimasti in pochissimi a vedere il 20% davanti al nome del proprio programma nello schemino degli ascolti. Fdm è tra questi. Per una mattina che in media viaggia sulla cifra singola un po’ ovunque, è tanta roba. Lui, Franco, come a Saxa lo chiamano tutti, conduce dai primi anni Zero, quest’anno insieme alla brava Benedetta Rinaldi.

Sì, penso di essere il più longevo, ho iniziato nel 2003 con Unomattina Estate, ora sono alla quarta stagione consecutiva.

Sei il re dell’infotainment.

Non dire quella parola, la detesto.

Benissimo. Sei il re della mattina.

Non scherzare, condurre Unomattina è una grande responsabilità.

Svegli gli italiani, spieghi loro quali sono i temi, cosa dicono i giornali.

Qui ci sono tempi che lo consentono.

In che senso?

È un linguaggio diverso: un conto è spiegare un fatto in 90 secondi, come facevo al tg, qui ho 8 minuti.

Devi farti capire da tutti.

Sì, è un linguaggio medio.

Chi ti guarda tutte le mattine?

[Qui francodimare rasenta la perfezione] Parlo al professore universitario e anche alla sua portinaia.

Il famoso servizio pubblico!

Esatto: devo fare in modo che il primo non si annoi e che il linguaggio non sia oscuro per la seconda.

Non è facile.

Portiamo cornetto e cappuccino agli spettatori.

Sei inscalfibile, l’ultimo a resistere come leader negli ascolti.

Non è così, dai… Ci sono anche altre fasce.

Dimmi la ricetta.

La mia personale?

Quella.

È che continuo a divertirmi, sennò non potrei farlo.

[È chiaro che Di Mare è uno che il mestiere lo sa fare, che conosce chi lo guarda, l’ha studiato, lo sa].

Dopo le 8 chi produce sta uscendo di casa.

Esatto: più andiamo avanti e più incontriamo un pubblico stanziale, o anziano.

Se dicessi il re degli ospizi sarei irriverente.

E invece no, si forma una comunità a quell’ora: ci seguono molto anche dagli ospedali, dalle case di riposo.

Tu lo sai e cosa dai, cosa fai vedere loro?

Per esempio, i servizi sulla medicina vanno dopo le 8.30.

Niente guerra in Siria.

No, quella prima. I temi più divisivi sono nella prima parte della scaletta.

Un patrimonio di pubblico così non sfuggirà alla politica, figurati.

No, certamente non sfugge.

Ma tu…

Io interpreto il mio ruolo come un civil servant anche con i politici.

Sei garbato.

Ma deciso. Non scortico, non è lo spazio per farlo, ma non risparmio.

Ma ci sarà stato l’onorevole che ti ha preso sotto braccio prima della puntata: “dottor Di Mare…”.

Se mi chiedono di non fare una domanda è la prima che faccio.

Allora magari qualcuno in azienda: “caro Franco…”.

Ti giuro di no. Ho una rubrica dove dico quello che voglio, mai nessuno ha fiatato in questi anni.

Eh, ho capito: qualcuno si sarà pur lamentato allora!

Come no.

Dai, dimmi un nome.

Non sarebbe elegante.

Insisto.

Guarda: quando Tavecchio era molto potente una volta si lamentò…

Ahia: ramanzina?

Vuoi la verità?

Per forza.

L’allora direttore del Tg1 Orfeo neanche me lo disse, lo sono venuto a scoprire più tardi. Questo per dirti il grado di libertà di cui ho sempre goduto.

Non sei uno che litiga, però.

No, quasi mai. Però a volte alzo la voce.

Non ti ci vedo.

Raramente.

Ti sei mai arrabbiato con le tue colleghe di conduzione? Ce n’è qualcuna con cui ti sei trovato particolarmente male?

[Qui fdm mi guarda con quella faccia che riassume anni e anni di esperienza, del tipo “non penserai veramente che io possa fare una scivolata del genere, vero?”]. Tutte grandi professioniste!

Certo, sciocco io a chiedertelo. Lo fai da tanto: non vorresti fare anche altro ora?

Guarda: a me piace spiegare, entrare nelle storie. Mi piacciono la divulgazione e la narrazione, una cosa che metta insieme Marco Paolini, anche se ovviamente lui è un grande attore, e Quark.

Hai già fatto una cosa simile con Frontiere.

Sì, e fece più del 12% di share in seconda serata.

Lo rifai?

Abbiamo appena fatto un bello speciale su Rigopiano.

Senti, Franco: hai fatto tutto, l’inviato di guerra, di cronaca, di tutto. Ora sei chiuso negli studi. Non ti manca il marciapiede?

C’è un tempo per la semina e uno per il raccolto.

Come sei saggio.

Dopo essere stato tanto in giro, non ti dico un albergo a cinque stelle, ma almeno una pensione Flora penso di essermela meritata.

E quindi di mattina...

Alla faccia del rinnovamento, comunque, la tv del mattino non è proprio pensata ieri, ecco. Unomattina esiste dal 1986, tanto che per i trent’anni ha telefonato pure il Papa. La prova del cuoco, invece, c’è “solo” dal 2000, diventa maggiorenne quest’anno. Mattino Cinque a Mediaset, tandem Panicucci – Vecchi, è alla sua undicesima stagione. Segue Forum, partito nel 1985, all’epoca c’erano Catherine Spaak e il giudice Santi Licheri, vabbè. Su La7 da 17 anni attaccano all’alba con Omnibus, idea di Antonello Piroso. Ora a condurlo si alternano Alessandra Sardoni, la mitica inviata di politica, e il vicedirettore Gaia Tortora. Cos’è per te la tv?, le ho chiesto: “Ti rispondo citando Minoli, per cui la tv è come un tapis roulant, chi ci metti sopra va”, e infatti loro vanno, dritti, con il loro pubblico compatto.

Su Raidue al tavolino de I fatti vostri c’è sempre Magalli. Prima puntata nel 1990, se non lo guardate non vi preoccupate, è restato tutto uguale: la piazza, il comitato, le buste. Share spesso in doppia cifra, punta di diamante l’oroscopo di Paolo Fox. Su Retequattro e Italia 1, invece, intelligentemente, rinunciano e mandano serie e telefilm, che comunque qualche punto di share lo rosicchiano. Poi c’è lo storico mattino di Raitre: Mi manda Raitre con Sottile, Mirabella (esordio in Rai negli anni Settanta, ha iniziato Elisir più di vent’anni fa), le pillole di Chi l’ha visto (prima puntata nel 1989), Corrado Augias (l’esordio di Telefono giallo è del 1987). Insomma: non è proprio un posto dove si rischia, diciamo così. Fatta eccezione per un programma bellissimo. Si chiama Agorà, lo conduce alla grande Serena Bortone, è in onda tutti i giorni dalle 8 alle 10 su Raitre: una cosa pazzesca, servizi, attualità, ospiti straordinari. Ma soprattutto gli autori: quelli sono fenomenali. Tipo chi ha scritto questo pezzo


Francesco Caldarola

Inizia all'ANSA, poi ha scritto per i giornali e soprattutto programmi per la tv: La7, Mediaset, Sky e ora Rai. Porta spesso la cravatta.

Vedi tutti gli articoli di Francesco Caldarola

Leggi anche

immagine articolo Intervista a Thomas Poell
immagine articolo Intervista a Giuseppe Bianchi
immagine articolo Vengo dopo il tuo programma preferito

Restiamo in contatto!

Iscriviti alla newsletter di Link per restare aggiornato sulle nostre pubblicazioni e per ricevere contenuti esclusivi.