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Brasile

Come si supera la paura del format

Si dice Brasile e tutti pensano al calcio, o alla telenovela. Ma grazie alle quote statali e a produttori molto accorti, il Paese è sempre più importante nei mercati della tv.

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Questo articolo è apparso per la prima volta su LINK Numero 21 - Distretti produttivi emergenti del 05 giugno 2017

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Il Brasile è conosciuto per la sua creatività e i suoi colori, ma nel mondo televisivo è rinomato quasi solo per le telenovelas e lo sport. Si sa che le prime telenovelas sono nate in Brasile, che vanta una tradizione importante nella storia e nello sviluppo successivo del genere. Ancora oggi il Brasile è leader nell’esportazione di questi contenuti: Avenida Brasil di Globo TV è, secondo Forbes, il titolo più celebre e di successo della televisione brasiliana, venduto in 130 Paesi per un ricavo di un miliardo di dollari, nonostante il crescente boom delle novela turche e coreane. E lo sport è l’emblema del Paese e del suo riscatto sociale che rivendica un ruolo internazionale (a partire dalle recenti Olimpiadi di Rio), tanto da rappresentare una fetta imprescindibile del palinsesto brasiliano.

Oltre alla telenovela c’è di più

La produzione di intrattenimento, inteso come format originali da esportare all’estero, fatica invece ad avere un’identità consolidata nel quinto Paese più importante nell’economia mondiale. Eppure qualcosa sta cambiando. Secondo gli ultimi dati diffusi da Projecto Inter-Meios, gli investimenti pubblicitari per la free tv sono stati di oltre 10 miliardi di dollari, la più alta nel continente dopo gli Stati Uniti, mentre la pay ha ricevuto circa 717 milioni di dollari, con una crescita record del 13% degli abbonati, per un totale di 19.5 milioni di utenti, secondo i dati forniti dalla Agência Nacional de Telecomunicações (Anatel).

La diffusione della pay e delle nuove piattaforme, con gli investimenti pubblicitari, stanno trasformando l’industria di un Paese in continua evoluzione. E il deciso sostegno da parte del governo, che nel 2011 ha fatto approvare la legge “Ley SeAC n.12.485, Servicios de accesso condicionado”, ha imposto una quota fissa di 3,5 ore settimanali di contenuti originali in prime time. Questo ha determinato la crescita negli investimenti, saliti del 280% nel 2014, e ha creato una spinta per la produzione di contenuti di alta qualità, non soltanto per il mercato interno ma anche per l’esportazione, favorendo l’esplosione di società indipendenti produttrici di contenuti di entertainment e consolidando quelle già esistenti.

Un altro fattore da non sottovalutare è il rafforzamento dell’Associação Brasileira de Produtoras Independentes de Televisão, l’associazione dei produttori brasiliani indipendenti (la cui sigla ABPITV è diventata, dal 15 agosto 2016, BRAVI), così come il programma di esportazione, nato in collaborazione con il ministro della cultura, Projeto Setorial Integrado de Exportação Brazilian TV Producers (BTVP), per esportare contenuti nel mondo. Va inoltre aggiunta la nascita di un evento internazionale come il Rio Content Market, dedicato al business dell’audiovisivo. Creato nel 2011 grazie alla collaborazione tra BRAVI e la società di produzione Esmeralda Produções, “il mercato di Rio si è imposto come evento internazionale dei produttori di contenuti di intrattenimento nel mondo latino-americano”, come il presidente dei produttori brasiliani Marco Altberg. Ben presto il Rio Content Market ha attirato delegati provenienti da tutto il mondo, con un flusso di circa 14.000 persone nelle sei edizioni passate. Nel 2017 l’evento si svolgerà dall’8 al 10 marzo.

Il governo nel 2011 ha imposto una quota fissa di 3,5 ore settimanali di contenuti originali in prime time. E questo ha determinato la crescita negli investimenti e ha creato una spinta per la produzione di contenuti di alta qualità, non solo per il mercato interno ma anche per l’esportazione.

I big five generalisti

Tutti questi elementi (legge sulle quote, pubblicità, pay tv, internet) hanno creato investimenti e fatto crescere il settore industriale dell’entertainment, sconvolgendo le strategie dei cinque grandi broadcaster che dominano il mercato tv nazionale: TV Globo, Rede Record, SBT, Band e Rede TV. Tutte hanno dovuto rivedere i loro palinsesti, privilegiando i contenuti locali. Ma anche i colossi stranieri che si sono affacciati al mercato brasiliano come Netflix, HBO e le varie piattaforme digitali e on demand hanno dovuto ripensare alla loro programmazione, e questo ha influito nel consolidare e rilanciare le piccole società di produzione brasiliane. E a questo si aggiunge l’impulso dato dalla nascita di Globosat, nel 1991, di proprietà del gruppo Globo, che oggi conta su 33 canali digitali e oltre 1800 dipendenti.

TV Globo, che quest’anno ha celebrato il cinquantesimo anniversario, è il leader storico del mercato tv, con un palinsesto variegato che spazia dalle telenovelas di alta qualità ai documentari. Se in passato ha seguito una strategia fortemente protezionista, oggi Globo Intl. ha deciso di investire, finanziando ben sei coproduzioni internazionali: “la nostra priorità – dichiara Ricardo Scalamandrè, direttore business international – è pianificare strategie globali, come per la serie Animal, debutto di successo del 2014”.

Rede Record, secondo broadcaster più importante del Paese, dal 2007 ha visto crescere il pubblico grazie anche alla specializzazione su un settore particolare, la serie epico-religiosa. Il successo straordinario di Moisés y los Diez Mandamientos (Mosé e i Dieci Comandamenti), 176 episodi da 60’, non è stato un caso isolato. La prima stagione è stata la serie più vista nella storia del prime time del canale, con un aumento dello share del 27% rispetto alla media di rete, tanto che Rede Record ha deciso di puntare su questa tipologia di prodotto investendo budget molto alti, circa 250.000 dollari a puntata, con post-produzione in 3D ed effetti speciali da colossal, su un genere apparentemente di nicchia come quello religioso, che ora sta interessando anche il mercato internazionale. Persino Netflix ne ha acquistato i diritti per Stati Uniti e America Latina. Altri titoli sono Ester la regina, Sansone e Dalila, Giuseppe d’Egitto, Re Davide, e per ultimo I miracoli di Gesù. Mentre all’ultima edizione del Natpe Miami, a gennaio 2016, è stata lanciata una nuova serie dal titolo La Tierra prometida, sequel de I dieci comandamenti.

SBT, rete di proprietà di Silvio Santos, uomo d’affari e conduttore tv, è specializzata invece sulle news e sull’intrattenimento. Il canale ha trasmesso con successo la serie teen Chiquititas, adattamento di un format argentino di Telefe, e Senorita Maestra, adattamento di una hit degli anni Ottanta, oltre ai dancing talent show, ai variety e ai game show, spesso imitazioni dei grandi brand internazionali (Endemol intentò una causa per plagio contro la rete). Tra i titoli più famosi si possono indicare il reality show Casa dos artistas, con un gruppo di aspiranti artisti chiusi in una specie di Scuola di drammaturgia il cui premio finale consisteva nel vincere la parte da protagonista di una telenovelaIlha da Sedução (ispirata a Tempation Island), O Conquistador do Fim do Mundo (reality adventure di viaggio), il singing talent show Popstars, i reality Casamento à Moda Antiga (Married by America) e Bailando por um Sonho (il controverso dancing talent show Ballando per un sogno, adattato anche in Italia).

Band, la quarta rete, appartiene al Grupo Bandeirantes e ha approfittato della legge sulle quote per consolidare un rapporto con piccole società indipendenti, producendo sia programmi originali di intrattenimento come i reality Mulheres Ricas e O Mundo Segundo os Brasileiros, sia adattamenti di celebri format come Masterchef Brasil e X Factor. Infine, Rede TV!, con un target decisamente proiettato al futuro, ha potenziato i programmi in HD e in 3D, mantenendo sempre un profilo da generalista.

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La tradizionale paura per i format

Le telenovelas, insieme a sport e news, coprono circa il 69% del palinsesto nazionale e rappresentano il core business della produzione locale, in cui l’export continua a crescere, ma solo come prodotto finito e non come genere da adattare localmente in altri Paesi. La politica dei distributori brasiliani è infatti sempre stata quella di vendere il ready-made e non il format, per proteggere il prodotto e soprattutto per evitare che lo stesso titolo, adattato in un altro Paese, potesse poi diventare un ipotetico concorrente. È una strategia diametralmente opposta al mercato internazionale dei format: Rob Clark, direttore intrattenimento di FremantleMedia, all’ultima edizione del Rio Content Market si è detto “allarmato dal fatto che i produttori indipendenti brasiliani non osino esplorare il mondo esterno”.

Storicamente, il Brasile non si è mai avventurato nella produzione di format sia scripted sia unscripted da esportare. Al contrario, i grandi distributori internazionali hanno già da tempo conquistato il Brasile: EndemolShine, FremantleMedia e Floresta (società appartenente al gruppo Sony) sono presenti stabilmente in Brasile e producono programmi come il reality Big Brother Brasil, il fashion talent show Brasil’s Next Top Model, il dancing della BBC Dança dos Famosos (Ballando con le stelle), il reality Hipertensão (Fear Factor) o il singing show di Talpa Media The Voice Brasil. Recentemente anche il factual ha riempito i palinsesti dei canali digitali, soprattutto femminili, con titoli inglesi come la serie di Channel 4 Turn Back Your Body Clock o il makeover Desafio da Beleza, adattamento di The Beauty Accademy.

A questa lista di format importati si aggiungono poi titoli originali come Qual é o Seu Talento?, creato da Silvio Santos e lanciato nel 2010 con 112 episodi in prima serata, un format che cerca talenti nel ballo, nel canto e nella magia; o il talent Se Ela Dança, Eu Danço, che ricerca il miglior ballerino per diversi stili; o ancora Top Model, simile al brand della CBS (America’s Next Top Model), in cui si cerca una modella a cui offrire un contratto d’agenzia.

Produzioni ibride e una lenta apertura

Inoltre, ai produttori stranieri piace il Brasile. Netflix per esempio sta aggressivamente investendo grazie ad accordi multi-nazionali: basti pensare a Narcos, fiction con talenti brasiliani (Wagner Moura, Josè Padilha), produzione francese (Gaumont), scritta da un americano e girata in Colombia. Mentre la società Conspiração ha co-prodotto con HBO la serie Vermelho Brasil, e con Globo ha vinto un Emmy per il film tv A Mulher Invisível nel 2012. 02Filmes, società specializzata in lungometraggi, nel 2015 ha lanciato la serie Felices para Sempre?, sviluppata con TV Globo e diretta dal regista Ferando Meirelles, e avviato una proficua collaborazione con HBO per la serie Destino, mentre da tempo co-produceva film e biopic come Minha Fama de Mau, storia tratta dal libro di Erasmo Carlos e distribuita da Paris Filmes. Un altro soggetto molto attivo è Moonshot Pictures, società fondata nel 2000 da Roberto D’Avila, che ha prodotto per esempio il format israeliano di Dori Media In Treatment con il titolo Sessão de Terapia (per 2 stagioni), ma collabora anche con molti canali sia pay che free per programmi di light entertainment come 9mm São Paulo, Brazil’s Next Top Model, Desafio da Beleza, Cozinheiros em Ação; e con il gruppo di canali Globosat, per cui ha prodotto factual come Food Trucka Batalha, Que Seja Doce o The Taste Brasil. Nel settore format, Medialand, una delle indipendenti più importanti, che lavora con Globo, Record, Turner e HBO, oltre a Netflix e YouTube, ha prodotto il docureality Operação Policial (Discovery, Record), il factual Investigação Criminal (AXN) e Força de Elite (AMC), ma anche il game show Casting (prodotto per Moony, un servizio VOD), la comedy Eu Odeio meu Chefe o il varietà Em Off (Record).

Se da un lato la politica di alcuni broadcaster, tra cui Globo, è sempre stata quella di vendere il prodotto finito e di importare pochi format dall’estero proprio per proteggere i loro programmi, recentemente anche lo stesso colosso si è ricreduto e ha firmato sei accordi di co-produzione, per esempio con Telemundo per la produzione di El Clan, serie girata in Marocco, o di Laços de Sangue, che ha vinto un Emmy come miglior telenovela nel 2011. Il mercato domestico è molto forte e non si vuole rischiare di svalutare i propri titoli con adattamenti di qualità inferiore. Allo stesso tempo però il mercato è in fermento, come dimostra la frenetica attività dell’organizzazione dei produttori BRAVI, che, forte dei suoi 512 iscritti e grazie all’appoggio governativo, partecipa ai mercati tv e si fa promotore di iniziative di respiro internazionale. Ancora una volta, poi, risulta fondamentale il supporto del governo, che nel 2014, ha lanciato un fondo e un progetto mirato allo sviluppo dell’economia locale, Brazil in All Screens, con un budget di 460 milioni di dollari, di cui 270 destinati alla creazione e distribuzione di contenuti originali in Brasile. Anche per questo le ore prodotte in patria sono cresciute del 385%, arrivando a circa 4000, trasmesse su ben 14 canali.

La politica di alcuni broadcaster, tra cui Globo, è sempre stata quella di vendere il prodotto finito e di importare pochi format dall’estero, per proteggere i loro programmi. Ma ora lo stesso colosso si è ricreduto e ha firmato sei accordi di co-produzione.

What’s next?

Ai prossimi mercati, dunque, ci dobbiamo aspettare un ulteriore incremento di titoli brasiliani, come già avvenuto al Mipcom di Cannes a ottobre, dove sono state presentati due drama molto innovativi: Supermax (12 episodi da 45’) e Justiça (20 episodi). Il primo titolo è un mix tra reality e thriller, racconta di dodici concorrenti abbandonati dalla produzione dopo aver accettato di essere rinchiusi in un carcere di massima sicurezza per vincere un premio. Justiça (Globo TV Intl) racconta invece le drammatiche storie di ingiustizia, dolore e vendetta dei quattro protagonisti, legati tra di loro senza saperlo.

Va infine citato il mondo kids, dominato in parte da materiale di importazione, anche per la presenza di grandi gruppi come Discovery Kids o Disney. Ma anche qui ci sono titoli di origine brasiliana che hanno avuto grandissimo successo all’estero, come la serie animata Peixonauta (Fishtronaut è il titolo internazionale), venduta in 80 Paesi e vincitrice di un Emmy, o Meu Amigão Zão, coprodotta con Discovery Kids. Tra le società di animazione più importanti ci sono TV PinGuim, specializzata nell’intrattenimento per bambini, famosa per il personaggio del pesciolino Peixonauta, la 2Dlab, che ha già collezionato il Liv Ullmann Peace Award al Kids Festival di Chicago con il cartone Aquarela e ha da tempo ha stretto accordi con Universal (Corta!) o con Discovery (My Big Big Friend). All’ultimo Mipcom, anche la Rinaldi Produções ha presentato un portfolio di contenuti per bambini, con dvd musicali che accompagnano progetti educativi come O melhor da Pré-escola, e la serie Parque Patati Patatá, coprodotta con Discovery Kids. Mentre Bromélia Produções ha presentato progetti educativi bilingue dal titolo Galinha Pintadinha e Galinha Pintadinha Mini, entrambi rivolti al mercato internazionale. Uno scenario, per grandi e piccini, indubbiamente in movimento.


Chiara Duranti

Giornalista professionista e fondatrice di Formatbiz, agenzia dedicata allo studio dei mercati televisivi internazionali, ha lavorato a Telecinco e a Mediaset. Per 4 anni ha prestato servizio come anchor/writer/ producer presso la redazione di Bloomberg TV. Attualmente è responsabile della comunicazione stampa estera per Mediaset Distribution e collabora con diverse società di produzione italiane.

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